Valerio Antezza, le confessioni di un ex prima del big match Lodi-Valdagno

Il carattere distintivo di Valerio Antezza è la sua maturità. Sarà perché ormai ha compiuto 32 anni, con 14 stagioni di massima serie alle spalle, sarà perché ha un carattere pacato, ma anche perché la sua integrazione a Lodi è avvenuta in tempi velocissimi e nel miglior modo possibile. Non a caso, sono pochi i giocatori che nell’esigente piazza lodigiana, hanno conquistato così velocemente l’affetto del pubblico giallorosso.

Scritto da Paolo Virdi - Pubblicato il 01/12/2011 - 23:02 - Ultima modifica 04/12/2011 - 08:10

Valerio Antezza con la coppa Italia dell\'Amatori Lodi.

Foto Marzia Cattini

Alla vigilia di un match importante come Lodi-Valdagno, che si preannuncia dai toni accesi e vivaci per il gradito ritorno in trasferta dei tifosi ospiti, abbiamo parlato a ruota libera con il numero quattro giallorosso Valerio Antezza, un ex di lusso.
“Ormai sono parecchie le partite speciali (soprattutto Matera, Prato e Bassano, n.d.c.). Certo, la passata stagione è stata molto travagliata per me. Abbiamo vinto subito la Supercoppa, ma poi sono stato falcidiato dagli infortuni: ad inizio stagione mi feci uno strappo agli adduttori, poi ogni volta che entravo in forma mi rifacevo male. E’ stata una stagione davvero sfortunata quella valdagnese. In ogni caso giocavo in una squadra ad altissimo livello, che è arrivata ad un passo da Scudetto e Coppa Italia, che solo un grande Viareggio ha battuto
Ora però le cose sono cambiate e questi primi tre mesi in giallorosso hanno un ben altro sapore.
Un ambiente unico, indescrivibile. Non mi era mai capitata una situazione simile, non riesco davvero a spiegare quanto sia il calore della gente a Lodi. Poi sono stato benvoluto da tutti, mi sono ambientato in pochissimo tempo e anche questo ha fatto sì che le cose andassero come stanno andando, ovvero molto bene…”
E l’attaccamento verso questa maglia è stato un processo naturale, tanto da farlo piangere come un bambino al termine della finale con il Bassano.
Sì è vero. Non ero mai riuscito a vincere la Coppa, farlo qui è stato talmente bello che alla fine ho pianto come un bambino”
Lacrime sincere, per una vittoria attesa da anni. La gente ha gioito tantissimo, ma la festa è sembrata in toni minori, quasi “intima”.
Sicuramente ha influito il fatto che si sia giocato al martedì, poi sabato c’era già un'altra importante partita. In ogni caso vincere la Coppa non è stato facile. Grande merito va anche a Pino Marzella, che ci ha fatto lavorare bene, fin dal primo giorno. E’ riuscito subito a dare un identità alla squadra, ci ha dato una grande mentalità, ha lavorato tanto sull’aspetto psicologico oltre che tecnico, con ottimi risultati. Noi vediamo allo stesso modo il gioco dell’hockey, abbiamo idee uguali, forse anche perché abbiamo avuto un grande maestro, il Professor Massari. Poi questo è un gruppo fantastico, dove mi trovo a meraviglia”.
E proprio questo è un punto cruciale, il suo sentirsi leader di un gruppo che forse ha trovato davvero il pezzo mancante dello scacchiere.
“Io di sicuro ho un carattere forte. Ma in pista sono facilitato ancor più nel mio compito, soprattutto dagli atteggiamenti dei compagni, di cui sento tutta la fiducia. Noi ci parliamo e ci confrontiamo tantissimo, abbiamo davvero un gruppo molto solido, in cui le responsabilità sono equamente condivise”.
Per la prima volta a Lodi, seppur indirettamente, si è vista la mano del più grande allenatore italiano, G.B. Massari, per tutti “Il Professore”. E se Massari è stato l’artefice della costruzione di Pino Marzella, seguendolo nella crescita da bambino a campione affermato, per Antezza è stato colui che l’ha plasmato e raffinato.
“Ho conosciuto il Professore a Matera, dove l’ho avuto come tecnico per due anni, quando ne avevo 18 ed ero in piena fase di maturazione. Lui è stato fondamentale nella mia crescita!”
Toccando l’argomento Matera, Antezza si riempie di orgoglio.
Nella gara della settimana scorsa ho provato tante emozioni. A me ed a Sergio Festa hanno dato una targa con inciso ‘Matera – Lodi oggi da avversari, per sempre materani’. Una cosa bellissima! Avrebbero voluto anche festeggiare la Coppa Italia, ma il problema era portarla laggiù in aereo…
Insomma, Antezza lancia le basi per un gemellaggio con la bella Matera. Ma una cosa ci incuriosisce: come può una città, se pur con tanta passione, ma con poca “cultura” hockeysitica (il Matera ha debuttato in A1 solo in questa stagione!) aver sfornato talenti come Antezza, Festa, senza dimenticare Tataranni?
“Non saprei. Però ho una certezza: il settore giovanile viene curato da Vincenzo Viti, una persona splendida (di cui anche lo stesso Festa ne parla un gran bene, n.d.c.), che ci ha avviato al pattinaggio, alla corsa ed infine all’hockey, dove cura il lavoro in modo particolare. Oltretutto in quegli anni vincemmo tanti titoli giovanili, con Trombetta in porta e tre ragazzi che ora non giocano più: i fratelli Montemurro e Foresta”
Poi arrivò il Prof. Massari, di cui Antezza parla con grande rispetto e devozione, come è giusto che sia. Ma anche altre esperienze gli hanno lasciato il segno.
Ho appreso tantissimo da Franco Amato a Salerno, mentre al Prato, Bernardini e Crudeli mi hanno insegnato tanto”.
E Bassano del Grappa fu la consacrazione?
“Quello fu lo scudetto più inaspettato degli ultimi anni. Giunto grazie al meticoloso lavoro di Franco Vanzo, un grande allenatore. Il Valdagno con lui in panchina acquisirà tanta tranquillità, perché è un tecnico che sa capire le situazioni, molto intelligente. E a Breganze, dove martedì ha vinto bene il Valdagno, lo si è visto subito”.
E sabato contro i veneti ci saranno anche i tifosi biancoazzurri.
“Ci sarà una grande cornice di pubblico, per quella che sarà una grande partita”.
Che il Lodi proverà a vincere, perché, record a parte, dovrà mantenere la leadership del campionato. Ma dove può arrivare questo Amatori?
“Non ci poniamo limiti. E soprattutto crediamo che la Coppa Italia sia un punto di partenza e non di arrivo. Ce la giocheremo fino in fondo su ogni fronte, sia in Eurolega che in campionato, dove per il titolo sembra inevitabilmente un confronto a tre
Un Antezza dalle idee chiare, che con i suoi modi di fare, il suo carattere e la sua grinta è già riuscito in una impresa ai limiti dell’impossibile: conquistare l’amore di un intera città.

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