Mariotti CT azzurro: ecco la prima intervista

Scritto da Redazione - Pubblicato il 30/11/2010 - Ultima modifica
Il Consiglio Federale si sabato 27 novembre ha ufficializzato la nomina di Massimo Mariotti ad allenatore della nazionale italiana di hockey su pista. Per il tecnico maremmano del CGC Viareggio si tratta di un ritorno in azzurro dopo la breve parentesi ai campionati europei di La Roche Sur Yon del 2004.
Hockeypista.it lo ha raggiunto telefonicamente per questa prima intervista da allenatore della nazionale senior. Come sempre, Mariotti non si è sottratto a valutazioni originali e interessanti su quello che è il presente e quello che sarà il futuro dell'hockey italiano.

Questa nomina a CT della nazionale la consideri più un riconoscimento al tuo lavoro o una occasione di rivincita dopo la tua precedente esperienza in azzurro?
"Per non entrare subito in polemica la prendo come un riconoscimento per il mio lavoro. La mia precedente esperienza con la nazionale fu per un periodo di 40 giorni in cui la Federazione rimase sostanzialmente a piedi per le dimissioni di Dantas all'indomani della finale mondiale persa ai supplementari con il Portogallo. Era un momento felice per l'hockey italiano dopo un periodo abbastanza buio; serviva una persona altrettanto forte e mi vennero a cercare quando ancora ero allenatore-giocatore. Facemmo un campionato europeo giocato ad altissimi livelli, giungendo secondi dietro la Spagna e raccogliendo i complimenti di spagnoli e portoghesi. Poi si cercò un pretesto per sollevarmi dall'incarico e lo si trovò proprio nel doppio ruolo di giocatore-allenatore che però prima non era stato d'ostacolo alla mia nomina. Da quel momento per la nazionale si sono susseguiti dei momenti che oserei definire tragici".

Su quali basi hai accettato l'incarico: per quanto tempo, con quale autonomia, con quali obiettivi?
"Ho accettato l'incarico perchè me lo ha chiesto direttamente il presidente dell Federazione Sabatino Aracu sulla base di un progetto quinquennale di rilancio dell'hockey italiano. Poichè nel 2012 ci saranno le elezioni federali, il mio incarico è per ora limitato a quella data, vale a dire alla prima parte del progetto. Per quanto riguarda gli obiettivi io non credo ai miracoli nè tantomeno penso di poterli fare; credo invece nel lavoro, nella conoscenza di questo sport e in quello che una persona può dare. In questo momento l'hockey italiano versa in una crisi generazionale spaventosa che dipende da molti anni di trascuratezza nella cura della base e che ci mette di molto alle spalle di Spagna, Portogallo e Argentina e forse anche dietro a Francia, Germania, Brasile e Cile. Per questo il programma di rilancio è articolato su base quinquennale e punta a portare una nazionale giovane e competitiva a vincere il mondiale del 2015 che si vorrebbe organizzare proprio in Italia".

Che rapporto intendi costruire con le nazionali inferiori, under 20 e under 17?
"Per vincere nel 2015 bisogna lavorare sui ragazzi che oggi hanno 15/17 anni e per questo serve un coordinamento tra gli allenatori azzurri di tutte le nazionali che devono parlare la stessa lingua, e una condivisione di intenti tra settore tecnico, scuola allenatori e parte politica, presidente e consiglio federale in testa. Occorre fare in modo che fra due o tre anni, i quindicenni di oggi siano più forti e preparati di quanto non lo siano diciottenni e ventenni di oggi".

Quali caratteristiche avrà la nazionale italiana di Massimo Mariotti in vista del mondiale di San Juan?
"Io ho già in testa un elenco di una trentina di nomi dal quale è escluso per motivi anagrafici soltanto Roberto Crudeli, che purtroppo rimane uno dei migliori difensori in circolazione. Tutti gli altri giocatori di A1 e A2 che riterrò essere validi per i mondiali in Argentina sono papabili per una convocazione in azzurro, senza distinzione d'età. Occorre anche tenere conto che la Federazione punta molto sulla nazionale under 20 che dovrà affrontare il campionato del mondo in Portogallo alla vigilia del mondiale di San Juan; pertanto io non avrò a disposizione nessun atleta di quella nazionale proprio perchè l'obiettivo è puntare a vincere il mondiale under 20".

Quale sarà il tuo metodo di lavoro: tutto dopo la fine del campionato o comincerai a fare qualcosa anche durante la stagione?
"Per quest'anno la nazionale non lavorerà nel corso della stagione perchè i calendari dell'attività sono già stati fatti e non ci sono gli spazi per fare cose importanti. Inoltre io ho già le idee abbastanza chiare e tempo a sufficienza tra la fine del campionato e l'inizio del mondiale. Quello che invece deve partire subito da gennaio è il lavoro dei centri di alta specializzazione per preparare i giovani dell'under 15, dell'under 17 e ovviamente anche dell'under 20. Per la nazionale senior mi è stato chiesto di migliorare il settimo posto di Vigo; io non parto mai per andare a fare una passeggiata di salute, ma riconosco anche che il girone in cui siamo, gli accoppiamenti dei quarti e il fatto che Spagna, Portogallo e Argentina ci sono superiori rendono questo compito non scontato".

A prescindere dalla disponibilità o meno dei singoli atleti, chi sono oggi i giocatori "imprescindibili" della nazionale di Massimo Mariotti?
"In questo momento non posso dare questa risposta in primo luogo perchè ho appena iniziato a parlare con alcuni giocatori e in seconda battuta perchè tutti devono sentirsi importanti per la nazionale azzurra. Io ho giocato per tutta la mia carriera con la stecca tricolore e credo che tutti debbano amare la nazionale, a partire dai ragazzini, e ambire a giocarci. La nazionale deve essere un punto di arrivo e per rendere possibile ciò servono le motivazioni sia organizzative che economiche; credo che la Federazione su questo piano abbia fatto dei passi in avanti e per la nazionale ci saranno risorse che nel recente passato sono sempre state negate. A questo proposito mi sembra doveroso tributare ad Alessandro Cupisti un ringraziamento per quello che ha fatto in questi anni; ha dovuto lavorare tra oggettive difficoltà che avrebbero scoraggiato molti, ci ha sempre messo la faccia, ed è anche stato messo alla gogna per responsabilità che non sono certo le sue, ma quelle di un intero movimento che per anni ha trascurato la sua squadra nazionale".

Sulla panchina dell'Italia vedremo un Massimo Mariotti identico a quello che conosciamo, capace di dividere il pubblico tra chi lo ama e chi lo odia, o vedremo un Mariotti inedito, più paludato e consapevole di avere anche un ruolo di rappresentanza?
"Quando ho fatto il commissario tecnico nel 2004 credo di avere avuto un comportamento ineccepibile. Nel club ci sono situazioni diverse, che hanno a che fare con campanilismi e che portano ciascuno a portare l'acqua al proprio mulino. Io sono ai vertici da trent'anni ed è più facile attaccare chi vince e da sempre lotta per vincere, rispetto a chi saltuariamente si presenta all'appuntamento con il successo. Io non sono una persona facile, sono sanguigno, però non sono nè pazzo nè invasato, so quello che faccio, alcune volte ho sbagliato e ho pagato con squalifiche. Forse sarebbe ora che qualche addetto ai lavori frustrato, che magari ha avuto le sue occasioni sportive ma non è riuscito ad emergere, la smettesse di far circolare in modo anonimo accuse infondate che sono davvero poca cosa. Ritengo che in questo momento il solo allenatore che ha il diritto di parlare ed esprimere giudizi di qualche consistenza sia Gianni Massari; invece molti parlano senza avere le medaglie e i titoli per farlo in modo credibile".

Oltre a Massimo Mariotti in panchina, di che cosa ha bisogno la nazionale italiana per tornare a pieno titolo tra le grandi?
"Ha bisogno di un programma serio come quello che la Federazione sta provando a perfezionare e realizzare. Se n'è accorta tardi e abbiamo perso molto tempo, ma nella vita si può anche sbagliare e poi abbassare il capo e provare a porre rimedio. Quello che è assolutamente necessario è che tutti remino nella stessa direzione: dal presidente federale al consiglio federale, dagli allenatori che saranno designati a dirigere le varie nazionali a chi sarà chiamato a collaborare al progetto. Purtroppo in Italia sembra sempre di essere al tempo dei Comuni, nel 1400 e non nel 2010: ciascuno pensa solo a coltivare il proprio orticello".

Questa sera Massimo Mariotti sarà ospite del programma di Radio 1 Rai "Zona Cesarini" alle ore 22.35 circa.
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