Seregno-Giovinazzo: il match continua davanti alla CAF

Il Consiglio direttivo del Seregno prende posizione di fronte al tentativo portato avanti dal Giovinazzo di scagionare Marzella alterando la realtà dei fatti. Intanto Colamaria risolve il problema portiere mettendo tra i pali Luca Maria Ventra, arrivato da Breganze.

Scritto da Hockey Seregno - Pubblicato il 06/11/2009 - Ultima modifica
Il Consiglio Direttivo dell’ A.S.D. Seregno Hockey col presente comunicato intende far luce sulla reale entità dei fatti successi nella partita AFP Giovinazzo-A.S.D. Seregno Hockey del 24 Ottobre 2009.
Fermo restando la ferma condanna del gesto del proprio atleta Ortogni Andrea che si è reso protagonista di un episodio che non rientra nei canoni sportivi e nei normali modelli comportamentali dell’atleta, per il quale lo stesso subirà conseguenze a livello disciplinare anche da parte della Società, si intende riportare alla reale entità dei fatti l’accaduto, al fine di evitare strumentalizzazioni e cattive informazioni che possono inficiare l’immagine dell’atleta e della Società.
L’atleta è stato condannato dal Giudice Sportivo FIHP con squalifica di tre mesi ed ammenda di euro 1.000,00, sanzione poi ridotta dalla C.A.F. a mesi due, ma appare chiara la sproporzione fra il gesto commesso e la sanzione, proprio dall’esame dei fatti.
Risulta del tutto evidente che se il ns. atleta avesse davvero colpito con una steccata in facci il giocatore avversario le conseguenze del gesto avrebbero potuto essere sicuramente più gravi, mentre risulta che il giocatore colpito ha continuato a giocare e, a quanto pare, lo stesso non si è sottoposto ad alcun controllo sanitario.
Questo fatto certamente non giustifica il gesto ma sicuramente riconsidera lo stesso nella sua reale dimensione.
Comunque la Società si è mossa per tempo stigmatizzando il gesto dell’atleta e richiamando pesantemente lo stesso al rispetto dei codici sportivi.
Non possiamo però tollerare che da parte della Società AFP Giovinazzo Polisportiva A.S.D., nel ricorso presentato alla C.A.F. per la riduzione della squalifica al tecnico Sig. Marzella, venga completamente ribaltata la realtà dei fatti accaduti.
Non ci sembra serio negare l’episodio che ha visto protagonista il tecnico del Giovinazzo, certamente non nuovo a fatti del genere, che ha deliberatamente colpito il ns. Dirigente Nobili Andrea, procurandogli dei danni al volto, questi sì documentati da referto medico (per controprova chiedere al dirigente del Giovinazzo Sig. Spadavecchia che gentilmente ha accompagnato il nostro dirigente al Pronto Soccorso per le cure).
Difendendo il proprio tesserato e mistificando il reale accaduto non si fa certamente il bene del nostro sport, soprattutto se tali personaggi risultano recidivi e ben noti nell’ambienti per comportamenti certamente non esemplari…
Il fatto è stato ampliamente descritto nelle diverse relazioni dei giudici di gara e non può assolutamente essere sottaciuto e negato. Sarebbe certamente più corretto ammettere quanto successo e richiamare all’ordine un personaggio che col suo comportamento, molte volte sopra le righe, certamente non fa onore alla Società di appartenenza, comportamento che talvolta sfocia in manifestazioni del tutto irritali ed antisportive, non sempre sanzionato come meriterebbe. Sono proprio i dirigenti ed i tecnici che dovrebbero dare il buon esempio, ma certamente il Sig. Marzella non appartiene alla lista dei gentiluomini che animano il nostro sport.
Riteniamo che il pubblico di Giovinazzo da sempre numeroso e appassionato si meriti una dirigenza capace anche di ammettere eventuali errori, non solo di giustificare comportamenti che nulla hanno a che vedere con lo sport.
D’altronde, per ristabilire la verità sull’accaduto, basterebbe far circolare il dvd o la cassetta relativo alla partita, ripresa da ben due telecamere, immagini prontamente sparite dalla circolazione nell’immediato dopo gara, che potrebbero riportare i fatti alla reale entità.
Esprimiamo dunque la nostra totale solidarietà al ns. dirigente Nobili Andrea che oltre che vittima di un episodio di violenza che non ha nessuna giustificazione, risulta ingiustamente sbeffeggiato da un ricorso che ignora totalmente la realtà dei fatti accaduti e da una Società che anziché condannare il comportamento del proprio tecnico tenta di giustificarlo.
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