Mastropierro: il bomber dell’H. Novara 'ammazzagrandi'

E’ sicuramente uno dei giocatori più talentuosi che l’hockey molfettese può vantare a livello nazionale ed internazionale, anche perché milita nella squadra più vincente dell’hockey su pista, italiano: stiamo parlando di Fabrizio Mastropierro, attaccante dell’Hockey Novara e punto di riferimento di molti giovani hockeisti molfettesi.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 06/03/2009 - Ultima modifica
Mastropierro, classe 1980, iniziò a pattinare all’età di 4 anni facendo poi tutta la trafila delle squadre giovanili, fino ad arrivare giovanissimo alla prima squadra. Con l’Hockey Club ha vissuto la sua stagione migliore quando si è aggiudicato la “Stecca d’Oro”, come miglior realizzatore del torneo di A2. Dopo quella stagione memorabile, fu richiesto da molte squadre e lui scelse lo Scandiano, formazione emiliana che allora militava in serie A1 e soprattutto disputava la Champions League. Da allora, ha cambiato molte squadre giocando a Modena, Salerno, Novara, Trissino e non facendo mai mancare il suo contributo in termini di reti e di esperienza. Del suo talento, si accorse anche il commissario tecnico della nazionale, che lo convocò in azzurro: Fabrizio, non deluse le aspettative anche in quella circostanza, confrontandosi e tenendo testa a giocatori di altissimo livello. Quest’anno, con l’Hockey Novara, sta dando come al solito, il suo prezioso apporto sia in Coppa Cers che in campionato, dove ha segnato reti pesantissime. Quella realizzata ad esempio, contro la corazzata Bassano 54, ha permesso a lui ed ai suoi compagni, di battere una delle squadre più forti del panorama hockeistico italiano ed europeo. Noi di Quindici, lo abbiamo avvicinato, per scoprire le ambizioni ed i progetti, di questo grande giocatore molfettese che ormai da anni, è uno dei protagonisti del massimo campionato di hockey italiano.

Negli ultimi anni, sei stato uno dei pochi giocatori molfettesi a far carriera. Perché, per un giocatore meridionale, è difficile imporsi a grandi livelli?
«E’ difficile, perché le società settentrionali, stanno di nuovo lavorando molto sul settore giovanile e non acquistano più un buon giocatore del Sud ma solo gente che fa la differenza. Bisognerà quindi, che anche le società meridionali, ritornino seriamente a lavorare sui giovani talenti, in modo da farli diventare i fuoriclasse del futuro e renderli così, appetibili ai grossi club del Nord».

Qual è il giocatore che ammiri maggiormente e l’allenatore che vorresti ringraziare?
«Vorrei ringraziare il mio attuale allenatore, Tommaso Colamaria, per quello che mi sta dando sia dal punto di vista umano che sportivo; per ciò che riguarda i giocatori, ammiro tuttora due ex giocatori: Massimo Mariotti perché è stato il più grande e Pino Marzella, perché è stato il più decisivo, quello che da solo era in grado di vincere le partite».

Qual è stato, finora, il momento più bello della tua carriera? E quello più brutto?
«Il momento più bello, è stato battere il Follonica quest’anno: primo, perché non avevo mai battuto la squadra toscana nella mia carriera; secondo, perché è stata una vittoria ricca di significati, arrivata dopo un periodo non troppo esaltante per noi. Momenti brutti non ne ricordo, anche perché nello sport c’è sempre la possibilità di rifarsi. Qualche delusione l’ho avuta,ma preferisco tenerla per me».
Segui le sorti della squadra della tua città? Quante possibilità dai, agli uomini di mister Vianna, di salire in serie A1?
«Sono molto informato sul Molfetta e ho notato che ha dei risultati molto altalenanti. Credo che l’Hockey Club, non abbia ancora trovato il giusto assetto, però sono sicuro che Vianna, quando si giocheranno i play-off, sarà capace di far trovare la giusta quadratura alla squadra. Delle quattro pretendenti alla promozione, il Molfetta può rientrare sicuramente tra le prime due».

Sei cresciuto nell’Hockey Club Molfetta. Ti piacerebbe in futuro, indossare nuovamente la maglia biancorossa?
«Mi piacerebbe molto e non nascondo di essere frequentemente in contatto con il presidente De Palma, ma perché questo accada, devono verificarsi una serie di condizioni, che al momento però, sono di difficile realizzazione».

Giochi stabilmente in serie A1 da circa 10 anni e militi nel club più vincente della storia dell’hockey su pista. Ogni tanto, lo fai un pensierino alla nazionale?
«La Nazionale, deve rappresentare la massima aspirazione per un giocatore,e per me lo è sempre stata. Ho 28 anni e se venissi chiamato nuovamente non esiterei un minuto e accetterei con orgoglio di difendere i colori della mia nazione.

Una volta terminata la carriera, ti piacerebbe continuare con questo sport con altre mansioni oppure hai altri progetti?
«Ho dei progetti in cantiere, ma di sicuro non voglio abbandonare questo sport che pratico ormai da quando avevo 4 anni. Non ambisco a diventare l’allenatore di una prima squadra ma piuttosto mi piacerebbe allenare i giovani, per farli crescere e mettere a loro disposizione, la mia esperienza».

Massimiliano Napoli



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