La platea semideserta dell'Hotel Jolly di Bologna è lo specchio dei limiti dell'hockey. Poche decine di persone e tanti illustri assenti in occasione dell'incontro convocato dai consiglieri federali appena rieletti e tenutosi il 16 gennaio scorso. Peccato, perchè non sono molte le occasioni che i dirigenti di società hanno per potersi confrontare sulle prospettive dell'hockey senza dover prendere, seduta stante, nessuna decisione. Ma forse, e questo è il vero problema, non sono molti nemmeno i dirigenti in grado di guardare un po' al di là del proprio orticello.
In più di tre ore di dibattito si sono affrontati molti temi che risulta difficile sintetizzare in un articolo necessariamente sintetico. Di certo non è stato un appuntamento autocelebrativo; anzi, la parte critica e propositiva hanno presto avuto il sopravvento mettendo sul tavolo idee e proposte per correggere gli errori del presente e preparare la crescita futura.
Le idee forti che potremmo individuare come linee di sviluppo futuro dell'hockey su pista sono emerse in particolare dagli interventi del segretario generale della Lega Hockey Cesare Ariatti e dal consigliere federale Cesare Baiardi.
Ariatti ha speso la parte iniziale della propria relazione per dare un'immagine precisa dell'hockey nel mondo. Meno di 500.000 praticanti, due terzi dei quali concentrati in specifiche regioni di Argentina, Spagna e Portogallo; il restante terzo in decine di paesi tra cui l'Italia. Troppo poco per fare massa critica e attirare sponsor e troppo poco per poter prevedere una espansione di tipo esplosivo.
Occorre pertanto lavorare per favorire una crescita lenta ma costante avendo ben presente un problema: "il nostro mondo è ammalato -ha detto Ariatti- e la sua malattia si chiama ipercriticità negativa. Ogni nostra azione, ogni nostro discorso, ogni cosa che facciamo la condiamo con una dose di negatività che non trova correlazione con nessun altro mondo sportivo. La critica è sicuramente il sale della democrazia e del vivere quotidiano, ma anche pensare positivo è il sale del vivere quotidiano, e nel nostro mondo cominciare a parlare e pensare positivo non solo aiuta ma ci fa fare meglio il nostro lavoro e le nostre azioni".
Il bilancio di quattro anni di lavoro parla di una presenza in TV ormai affermata e costante, di una crescita seppur lieve del numero delle società, di un aumento dei praticanti nelle categorie giovanili.
Tra le proposte più interessanti c'è senz'altro quello di scorporare il settore squadre nazionali dal settore tecnico per gestire le nazionali azzurre come un vero e proprio club come già avviene in altre discipline sportive. Un club coordinato e gestito dal vice presidente federale e autonomo sulle scelte politiche e tecniche relative alle tre nazionali e che ricomprenda al suo interno anche i cnetri di alta specializzazione.
Al settore tecnico resterebbero in caso competenze in altri settori:
1. Formazione di dirigenti, arbitri, tecnici e atleti. Con la collaborazione delle società (cui spetta la formazione degli atleti), del CTA (arbitri) e della SIPaR (tecnici) occorre determinare le linee di sviluppo comuni e creare una struttura su base regionale in grado di fare formazione a tutti i livelli.
2. Settori internazionale e regolamenti tecnici. Elaborare proposte migliorative dei regolamenti da proporre nelle sedi internazionali competenti.
3. Attività giovanile e scolastica. Messa a punto di un programma di penetrazione del minihockey nel mondo della scuola.
4. Settore studi e ricerche. Da un lato dovrebbe occuparsi di studi sul mezzo meccanico. Dall'altro mettere a punto strumenti informatici per una lettura statistica dell'hockey su pista per fini sia tecnici che informativi.
5. Settore giurisprudenza, tesseramento, vincoli. Avrebbe il compito di fornire all'organo giudicante elementi di giurisprudenza sportiva ed elaborare una nuova norma sul vincolo e sui trasferimenti.
Nel corso del convegno sono stati sollevati anche altri problemi riguardanti l'organizzazione dei corsi per allenatori, oggi concentrati a Piancavallo nella prima settimana di settembre, e l'eccessivo numero di stranieri nei nostri campionati che soffoca i settori giovanili. A questo proposito è emersa la necessità di studiare diverse modalità relative allo svincolo dei giocatori più giovani.
Nel complesso si è trattato di un convegno interessante anche se scarsamente partecipato, che sarebbe interessante riproporre annualmente, magari in una data fissa, come già accade per le assemblee di Lega di fine aprile e la riunione per l'attività giovanile di fine maggio.
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