L'Equipe Azzurra si difende bene nelle prime prove argentine

Dopo il viaggio durato oltre trenta ore e i primi quattro giorni passati a Buenos Aires si inizia già a percepire di quale portata e importanza sarà questa esperienza in Argentina per gli otto atleti che compongono la rosa. Nelle prime partite tre successi e tre sconfitte ed un sesto posto nel torneo di Buenos Aires. E ora il trasferimento a San Juan.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 05/12/2008 - Ultima modifica
A parte i risultati che fino ad oggi sono di perfetta parità, con tre vittorie e tre sconfitte due delle quali subite ad opera dei campioni di Argentina e dei diretti concorrenti alla finale, quello che maggiormente colpisce è la maniera differente di interpretare l’hockey pista da parte di questi giocatori sudamericani: grande aggressività a tutto campo, gioco veloce e tiri dalla distanza, scagliati totalmente di taglio (in Italia è vietissimo), il tutto condito dal divieto di utilizzare il casco, rendono l’idea di quale impatto abbiano dovuto affrontare i componenti della squadra.
La prima gara, infatti, è stata condotta con estrema titubanza ma ad ogni partita si nota come l’atteggiamento della squadra stia cambiando per riuscire ad adattarsi agli avversari Argentini.
E’ proprio questa una delle prime situazioni che i giocatori dell’Equipe Azzurra si porteranno dentro poiché, per la voglia di essere competitivi e all’altezza, stanno compiendo grandi sforzi per cambiare marcia e giocare al passo di questi atleti.
Non solo l’aspetto tecnico a caratterizzare le giornate: è senz’altro soddisfacente vederli socializzare nei pochi momenti di relax, assieme agli atleti delle altre squadre alloggiati presso il Club che sta ospitando la formazione italiana che, pur parlando lingue diverse, riescono a comunicare sia nei giochi di gruppo, sia nello scambio di vedute e conoscenze.
La pratica più usata è lo scambio di cose e l’abbigliamento sportivo, che immancabilmente viene firmato per tenere il ricordo.
Adesso tutto è pronto per la partenza a San Juan, dove, dal sei Dicembre, inizierà il torneo vero e proprio e i nostri atleti potranno misurarsi con realtà differenti.
C’è un misurato ottimismo di poter figurare bene visto che, anche i campioni di Argentina della categoria 1998, pur vincendo, non sono stati mai in grado di schiacciare la formazione Emiliana.
Pertanto sarà interessante vedere all’opera i ragazzi dopo queste prime partite che dovrebbero averli messi in condizione di adattarsi allo spirito che regna da queste parti.
Dice Alex (Alex Gallo del Correggio): “questa prima parte di avventura mi sta piacendo tantissimo e mi sta facendo capire come si gioca dall’altra parte del mondo a partire dal fatto che si gioca senza casco e finire alla velocità con la quale riescono a giocare. In verità mi diverto molto anche se è più difficile”.
Gli fa eco Nicolas (Nicolas Barbieri dell’hockey Villa d’Oro): Giocare senza casco è bellissimo perché ti fa sentire libero poi la velocità degli argentini è veramente alta e si impara molto perché se non metti grinta non riesci a giocare.
Anche Davide (Davide Gavioli del Mirandola) parla della mancanza dell’uso del casco come prima impressione, e ne parla in modo positivo “anche se nei primi giorni ci aveva un po’ bloccato per la paura dei tiri”.
Per Federico Luppi (Mirandola) invece, è l’esperienza con i compagni la prima cosa che lo ha colpito,” il fatto di dormire tutti nella stessa stanza e di aiutarsi nei momenti difficili anche se delle volte litighiamo”.
Per completare le impressioni dei giocatori è giusto sottolineare che degli otto, il solo Alessio (Alessio Contini del Mirandola) ritiene che sia meglio giocare con il casco perché permette di stare davanti ai tiri senza paura mentre Marcello Malagoli e Filippo Bruschi (entrambe del Mirandola) sottolineano il fatto che si stanno divertendo tantissimo sia in pista, sia nel momento di socializzazione con i giocatori Argentini.
Simone (Simone Scaltriti portiere del Correggio) ritiene che quando torneremo in Italia se giocheremo come stiamo facendo adesso saremo sempre espulsi perché ci stiamo abituando al gioco dei sudamericani che è veramente più duro anche se è più bello.
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