Campione per sempre: l'ultima partita di Mariotti

I tocchi di Victor Hugo, tutti rigorosamente di prima; i gol al volo di Ayatz, uno che ha vinto qualcosa come 7 coppe dei Campioni; i duelli senza esclusione di colpi fra Bernardini e Crudeli; le giocate di Pino Marzella; ed i gol, gli ultimi coi pattini ai piedi, di Massimo Mariotti.

Scritto da Michele Nannini - Pubblicato il 17/09/2007 - Ultima modifica
La festa per l’addio all’hockey giocato del tecnico del Golfo ha regalato un paio di ore di hockey spettacolo, gesti tecnici sublimi, giocatori ancora in grado adesso di stare in pista per qualche decina di minuti senza timori reverenziali contro chiunque.
Buona parte della storia del rotellismo europeo degli anni ’70 ed ’80 che per una volta è tornata ad indossare i pattini, esclusi quelli che lo fanno ancora adesso come Enrico Mariotti, Ortogni e lo stesso Crudeli, per salutare il giocatore italiano più vincente di tutti i tempi.
Dopo i regali, i ringraziamenti ed il ricordo di ospiti ed autorità (fra di loro il sindaco Saragosa e gli assessori provinciali Tacconi e Farnetani), compreso l’omaggio a Stefano Dal Lago idealmente presente in pista grazie al giovane Federico Pagnini che ha indossato una maglia in sua memoria appositamente realizzata, spazio a loro, ai monumenti viventi dell’hockey a rotelle. Da una parte, in maglia bianca, Cupisti, Victor Hugo, Crudeli, i due Mariotti, Fantozzi, Marzella ed Aguzzoli; dall’altra in maglia rossa Paghi, Carles, Colamaria, Ayatz, Amato, Bernardini, Pujalte, Barsi ed Ortogni. Partono meglio quelli in maglia rossa, con un quintetto iberico che impartisce lezioni di hockey, buone anche per chi gioca adesso, per i primi dieci minuti. Ayatz fa il diavolo a quattro e in cinque minuti buca la rete tre volte, prima del sigillo di Amato all’11’. Poi, come un diesel che carbura lentamente ma quando si lancia è difficile da fermare, emergono i bianchi del festeggiato. Che anche nella sua ultima partita da giocatore continua a dispensare consigli, a chiamare i cambi e a fare le tattiche accanto al tecnico Nino Caricato. La rete di Enrico Mariotti e il sigillo di Pujalte fissano il punteggio sul 5-1 di metà gara, poi nella ripresa quasi un assolo dei bianchi che mandano quattro volte in rete Massimo (spettacolare il 6-5 al volo su assist di Enrico), Marzella e Victor Hugo, una delizia per gli occhi anche adesso dopo tanti anni dal suo addio alle piste. Finisce 8-5 per i bianchi, prima dell’ultimo scampolo di gara fra i campioni del Mondo, azzurri da una parte, iberici dall’altra. E il pubblico, divertito, applaude.
“E’stato un grande giocatore, un degno avversario, uno dei più forti italiani di sempre – conferma Joan Carles - e mi ha fatto piacere essere qui e ritrovarlo in pista dopo tanti anni, sia come amico che come avversario, e il ritrovarsi tutti qui è l’esempio di cosa possa fare di buono lo sport”. Un altro che con Massimo ci ha giocato spesso, con e contro, è Franco Amato. “Una grande soddisfazione essere qui, prima o poi questo momento arriva per tutti. Sono onorato di aver conosciuto un grande campione ma soprattutto di avere un grande amico. Adesso gli rimane la carriera di allenatore, per quanto ha fatto fino ad oggi è già un grande e non potrà che fare ancora meglio”.
Uno che si è sorbito il giro del mondo per arrivare a Follonica è Pino Marzella. “Ci tenevo tantissimo ed ho anticipato anche il mio rientro in Italia. Quello di stasera è un momento importante per il prosieguo della sua vita, si merita una serata del genere. La decisione di smettere è saggia e giusta, ha raggiunto tutti gli obiettivi possibili e ora potrà fare con maggior forza e tranquillità il tecnico”. Giancarlo Fantozzi è invece uno di quelli che l’ha visto debuttare e l’ha fatto crescere giocandogli a fianco. “Una serata eccezionale, essere qui mi riempie di orgoglio così come il fatto che Massimo mi ha ricordato visto che veniamo dalla stessa scuola grossetana. Adesso non posso che augurargli ancora tanti successi come allenatore, ne ha le capacità e non potrà che fare ancora del bene a questo sport e alla Maremma”.
Anche gli arbitri lo ricordano parecchio bene. “In campo era difficile da gestire – ricorda Roberto Manetti – era tosto, molto intelligente, riusciva spesso a metterci in difficoltà sia con i falli fatti al momento giusto ma anche con le sue critiche sul nostro operato perché era ed è tutt’ora uno dei pochissimi che conosce alla perfezione il regolamento e quando ci diceva qualcosa stai sicuro che riusciva a metterci in difficoltà con le sue osservazioni. Certo, spesso esagerava anche, ma mai l’ho visto fare un fallo cattivo, era sempre e comunque onesto, corretto e leale anche nel gioco falloso.”

Michele Nannini
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