Giornata di riposo per la nazionale azzurra di hockey su pista che, dopo avere vinto tutte le partite del girone D di qualificazione, si appresta ad affrontare la Francia nei quarti di finale del campionato del mondo in corso a Montreux, nella Svizzera francofona. L'appuntamento è per giovedì alle ore 18 con diretta TV su Raisport Satellite e con aggiornamenti continui su hockeypista.it.
Con alle spalle la prima metà di questo mondiale, vale la pena fare qualche valutazione sul cammino dell'Italia. Un compito che hockeypista.it affida al commissario tecnico Alessandro Cupisti, intervistato nel quartier generale azzurro in riva al lago Lemano e a pochi chilometri dalla Salle du Pierrier dove si giocano le partite mondiali.
"Per ora direi che è tutto normale -sono le prime parole di Cupisti- Mi aspettavo questo tipo di risultati e a possibili difficoltà contro le squdre del girone di qualificazione non ci pensavo proprio. Dopo l'europeo di Monza la Svizzera era stata sopravvalutata perchè aveva fatto un buon torneo; ma un conto è sorprendere in una occasione, altra cosa dover confermare delle attese e giocare da protagonista. Fino ad ora la Svizzera non c'è riuscita".
Che giudizio dai della tua nazionale e del modo in cui ha vinto le prime tre partite?
"I ragazzi hanno dimostrato di essere un buon gruppo e questa coesione migliora giorno per giorno. Non è facile ringiovanire una squadra, ma va detto che questa operazione è cominciata già con i mondiali di San Josè ed è stata portata avanti da tre anni a questa parte".
Quasi tutti i gol dell'Italia sono venuti con tiri da fuori e solo un paio su azione. E' un limite dell'Italia?
"No, anzi; è una precisa scelta. Noi abbiamo una squadra pensata per fare questo tipo di gioco e questa è la nostra arma migliore. Evidentemente non solo noi abbiamo fatto questa scelta: il 90% dei gol segnati fino ad ora sono stati segnati con tiri dalla distanza. Ci sono anche le condizioni giuste per favorire questa scelta: si gioca su un fondo scuro, con palline gialle a cui non siamo abituati e che in più oscillano sui tiri; tutte cose che mettono in seria difficoltà anche i portieri migliori".
Però è un'Italia Travasino-dipendente...
"Travasino è il finalizzatore del nostro gioco, e non è l'unico. Ma non gioca da solo. Ha una squadra che lo mette in condizione di battere a rete e fino a questo momento lui è stato il più preciso nelle conclusioni, ma non certo il solo a finalizzare le azioni".
Come è nata l'operazione che ha portato Travasino a vestire la maglia dell'Italia anzichè quella dell'Argentina?
"E' una scelta, peraltro molto difficile, che ha fatto il ragazzo. Ma è una scelta di vita, non una scelta squisitamente hockeystica. Travasino è arrivato a Viareggio che aveva 18 anni e hockeysticamente non è del tutto errato dire che è cresciuto a casa nostra. Due anni fa si cominciò a parlare di una sua possibile scelta italiana e i tempi sono diventati maturi alla vigilia del mondiale. Vorrei ricordare, però, che non è il solo atleta nato in Argentina che gioca in nazionale, dato che nella juniores c'è Franco Lombino su cui nessuno ha mai pensato di montare un caso come si sta facendo con Travasino".
Parliamo della Francia, avversario dell'Italia nei quarti di finale. Che squadra incontreremo?
"La Francia è una formazione per la quale ho il massimo rispetto. Sono atleti che giocano insieme da molti anni e hanno un grandissimo affiatamento e una grande voglia di fare il mondiale della vita, dato che sono al top della loro carriera sportiva. Qui a Montreux, come già a Blanes prima del mondiale, stanno giocando partite dai due volti. Se si fa eccezione per la partita contro il Portogallo, la Francia brilla soprattutto nella seconda parte della gara. Sia contro gli Stati Uniti che contro il Mozambico le loro sono state vittorie in rimonta".
Leonardo Barozzi si è fatto male nella partita d'esordio contro la Svizzera. Quali sono le condizioni sue e degli altri azzurri?
"Barozzi ha completamente recuperato dall'infortunio al ginocchio e con la Francia sarà a completa disposizione. Lo stesso dicasi per tutti gli altri: Palagi ha subito un forte colpo ad una coscia, ma si tratta di una botta ormai assorbita, mentre Marco Motaran ha preso un colpo al braccio nella gara con l'Inghilterra, ma non ne ha risentito più di tanto. Oggi ricarichiamo le batterie e giovedì con la Francia ci saremo tutti".
Dopo le partite della prima fase, che giudizio ti sei fatto si Spagna, Portogallo e Argentina?
"Sono davvero tre grandissime squadre. La Spagna è una macchina da fuoco che ha dimostrato in questi anni una grande continuità, anche se in alcuni frangenti di questo mondiale ha mostrato qualche difficoltà. Come tutte le macchine, prima o poi potrebbe incepparsi. Ho visto invece un Portogallo migliore rispetto a quello degli anni scorsi. E' più squadra e meno individualismo e questo potrebbe consentigli di fare grandi cose. Infine l'Argentina ha forse gli uomini più talentuosi e individualità al di sopra della media. Secondo me è una bomba ad orologeria in grado di sorprendere chiunque. Per di più ha giocatori giovani di grande talento che le garantiscono un avvenire roseo".
A proposito di avvenire, cosa cambieresti della preparazione fatta per questo mondiale, prescindendo ovviamente dalle questioni di carattere economico?
"Inizio col dire cosa non cambierei: la staff a supporto della nazionale. Non c'è soltanto un gruppo di atleti coeso, ma anche una equipe di professionisti al servizio della nazionale che rende il mio lavoro decisamente più semplice. La preparazione della nazionale non è solo una questione di costi, ma anche di tempi: servirebbero 40 giorni di tempo per preparare adeguatamente una competizione internazionale e non sempre è possibile averli. Più in generale, sarebbero utili dei mini raduni una volta al mese per consolidare il gruppo e per inserire gli atleti che si mettono in mostra durante il campionato. A questo proposito vorrei ringraziare le società di serie A1 per essersi regalati quattro stranieri a testa: una scelta che non mancherà di pesare negativamente sulla nazionale. Vorrei però aggiungere che la nazionale non crea buoni giocatori, ma semplicemente li utilizza. Il compito di creare atleti validi spetta ai club che devono entrare nell'ottica di affidare i loro settori giovanili a tecnici qualificati".
© hockeypista.it
Tutti i contenuti originali di hockeypista.it sono tutelati dalla licenza Creative Commons e sono utilizzabili e
distribuibili liberamente alle condizioni esplicitate in
questa pagina.
I contenuti di autori terzi sono tutelati dal rispettivo diritto d'autore e sono utilizzabili e distribuibili solo
previa autorizzazione dell'autore stesso.