Aumenta il caos sulla vicenda del riconoscimento della nazionale Catalana

In Spagna è scontro politico in campo aperto: coinvolti il presidente del Consiglio Zapatero e il capo dell'opposizione Rajoy. La decisione finale e inappellabile verrà presa il 26 novembre a Fresno (California) dai 105 paesi aderenti alla Firs.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 08/11/2004 - Ultima modifica
Si fa sempre più complessa la vicenda del riconoscimento della Catalogna nell'ambito della Federazione Internazionale di pattinaggio e il conseguente via libera alla partecipazione della nazionale catalana ai mondiali di San Josè nell'agosto del 2005.
Dopo la partecipazione e della squadra catalana ai mondiali B di Macao, vinti a mani basse, le polemiche hanno subito una violenta accelerazione, arrivando a coinvogere del tutto il governo spagnolo del socialista Zapatero. A Zapatero si è rivolto in una interrogazione parlamentare il portavoce dell'opposizione, il popolare Rajoy, per chiedere se sarà possibile assistere a un match Catalogna-Spagna ai mondiali di San Josè. Zapatero ha ribadito la netta contrarietà del governo, ribadendo che solo la Spagna ha il diritto di rappresentare la nazione nel suo insieme.
Al di là delle parole e delle intenzioni di Zapatero, le cose potrebbero andare diversamente. La decisione definitiva ed inappellabile (sia essa favorevole o contraria alla presenza della Catalogna) verrà presa dall'assemblea della Firs in programma il 26 novembre prossimo a Fresno, in California. Sarà un voto delle 105 federazioni nazionali riconosciute dalla Firs a fare chiarezza su questo punto, ma è difficile capire oggi come potrebbero andare le cose.
Al momento la bilancia sembra pendere per un sì al riconoscimento della Catalogna. In questo giudizio pesano i 68mila euro all'anno per cinque anni che la federazione catalana ha messo sul tavolo per lo sviluppo dell'hockey nel mondo qualora dovesse entrare a pieno diritto in Firs. Oltre a ciò, la potente e ricca federazione catalana non ha mancato, nel corso di questi mesi, di assicurarsi con metodi discutibili i voti di paesi africani e asiatici, molto sensibili a qualsiasi tipo di aiuto. Poco importa che, tra le grandi potenze dell'hockey, solo l'Argentina appaia oggi favorevole all'ingresso della Catalogna, mentre Portogallo, Italia e (ovviamente) Spagna sono nettamente contrarie. L'Europa è spaccata, così come lo è stata nella elezione del presidente del Comitato Internazionale di Hockey.
Ancora molto può ancora succedere. Nei prossimi giorni è possibile che il Governo spagnolo chieda ai governi politicamente più vicini di fare pressioni sulle rispettive federazioni nazionali affinchè non sposino la causa catalana. Ma la situazione potrebbe chiarirsi anche a livello della politica spagnola, dato che Zapatero è sostenuto da una coalizione che comprende, oltre ai socialisti, anche una parte degli autonomisti catalani.
Intanto, come era ovvio e prevedibile, sul riconoscimento della Catalogna da parte del mondo dell'hockey su pista puntano tutte le più forti autonomie locali spagnole che vedono in questo il grimaldello per far saltare l'equilibrio che ha fino ad oggi salvaguardato l'unitarietà (almeno sportiva) della Spagna.
Infine, non va dimenticato che l'eventuale riconoscimento della Catalogna porrebbe seri problemi circa la gestione delle nazionalità dei giocatori spagnoli. L'ipotesi più verosimile è che ogni giocatore catalano possa scegliere, al momento della prima convocazione, se optare per la nazionale catalana o per quella spagnola. Una scelta che sarebbe irreversibile per tutta la vita.
Pare invece certo che, qualora la Catalogna dovesse essere respinta, i giocatori che hanno partecipato al mondiale B di Macao possano conservare il diritto ad essere convocati nella nazionale spagnola.
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