Via il casco: tutti contenti?

Ma oltre al problema del casco, viene affrontato anche quello dei giovani e degli stranieri.

Scritto da - Pubblicato il 10/10/2004 - Ultima modifica
Sembra una liberazione! Approfittando della concentrazione di Campioni avuta in occasione della semifinale di Coppa Italia a Lodi, sentiamo cosa ne pensano i protagonisti della nuova regola che vieta il caschetto protettivo dai 18 anni in poi, anche se Roberto Crudeli rilancia anche su unâaltra polemica: ãmi sembra la decisione più corretta, quando andiamo a giocare in campo internazionale non siamo più abituati e un po di fastidio si prova. Ma si fanno sempre le cose a metà: perché non ci uniformiamo allâEuropa anche in materia di stranieri? Come possiamo paragonare uno spagnolo o un portoghese ad un argentino?ä Su questo punto è dâaccordo anche Massimo Mariotti, ãfinalmente ci adeguiamo al resto dellâEuropa e del Mondo! Eâ una cosa davvero fastidiosa giocare con il casco, se guardiamo bene poi, di infortuni in 70 anni ne sono accorsi pochissimi, Casagrande è stato un esempio unico.ä Il fratello Enrico la pensa egualmente ãEâ la miglior decisione che potevano prendere, certo fa specie che quando lâhanno reso obbligatorio a noi giocatori non hanno chiesto niente, ora altrettanto autonomamente lo rimettono, poi che ripari un po è indiscutibile, ma se ti arriva una pallinata sui denti? Siamo punto a capo! In fin dei conti in tutti gli sport ci sono infortuni più o meno seri, anche nel calcio, piuttosto si dovrebbe migliorare la qualità degli arbitraggi: un gioco meno violento sarebbe a tutela di noi atleti.ä Enrico solleva anche un altro problemaä i giovani per imparare devono stare fianco a fianco con i più bravi, ma se le società che hanno giovani buoni chiedono cifre esorbitanti per un ragazzo, come potranno mai muoversi? Ovvio che le società puntano poi ad acquistare giocatori affermati già proprietari del cartellino o peggio, degli Argentini mediocri come si sta facendo ora. Si deve abolire totalmente il cartellino di proprietà, andrebbe senza dubbio data una buonuscita alla società che ha allevato il ragazzo, ma non certo le cifre esorbitanti che le squadre chiedono per un buon giovane. Ne gioverebbe a tutto il movimento! Alla fine siamo dei professionisti e dobbiamo adeguarci al resto dâEuropa e agli altri sport se vogliamo crescere: via allora il costo del cartellino e che gli Europei siano considerati comunitariä Alessandro Bertolucci è della stessa idea dei compagni: ã ci siamo solamente adeguati al resto dâEuropa. Gli incidenti sono veramente sporadici e casi come quello di Casagrande ne capitano uno ogni 70 anni. Oltretutto in televisione esteticamente è meglio senza. Per me però ognuno dovrebbe essere libero di scegliere se indossarlo no.ä In Argentina, come in Spagna e in Portogallo il casco non si usa, in nessuna categoria, ce lo dice Max Salinasä effettivamente con i bambini sarebbe meglio usarli, ma a volte è uguale: se ti prende una pallinata in faccia cosa ti fa il casco? Niente!ä
I grandi giocatori sono sulla stessa linea di pensiero, ma i giovani?
Marco Motaran e Mattia Civa la pensano totalmente diversamente: ãil casco ti ripara dalle botte in testa, secondo noi non è giusto toglierlo e poi ormai noi giovani siamo abituati ad indossarloä
Insomma, le correnti di pensiero sono differenti, fatto sta che ora i giocatori li riconosceremo subito dalla chioma, sperando che casi come quello del povero Alberto Casagrande non capitino mai più.

Paolo Virdi

© hockeypista.it
Tutti i contenuti originali di hockeypista.it sono tutelati dalla licenza Creative Commons e sono utilizzabili e distribuibili liberamente alle condizioni esplicitate in questa pagina.
I contenuti di autori terzi sono tutelati dal rispettivo diritto d'autore e sono utilizzabili e distribuibili solo previa autorizzazione dell'autore stesso.