Angola 2013, analisi di un disastro per l'immagine dell'hockey mondiale

Disorganizzazione, mancanza di informazioni, decisioni in mano alla produzione televisiva, persino le medaglie disperse. Angola 2013 è stata una vera e propria Waterloo organizzativa per il CIRH e per il suo presidente Harro Strucksberg. Che però non se ne è accorto.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 02/10/2013 - 16:57 - Ultima modifica 09/10/2013 - 14:46

Il presidente del CIRH Harro Strucksberg.

Foto Marzia Cattini


Le attrezzature (uplink) messe a disposizione della produzione TV dall'organizzazione locale.


A Strucksberg l'organizzazione del mondiale è piaciuta. Contento lui...

Una parola sola: disastro. Questo è stato il mondiale angolano, importante finchè si vuole per la diffusione dell'hockey in Africa, ma gestito in modo talmente dilettantesco da non crederci. Un disastro i cui responsabili hanno nome e cognome (anche se responsabilità diverse): il comitato organizzatore angolano, il CIRH (comitato internazionale) e la FIRS.

UNA LOGISTICA IMPOSSIBILE
Nel corso dei mesi che hanno preceduto il mondiale, il presidente Harro Strucksberg e i membri del CIRH (tra cui l'italiano Francesco Rossi) hanno più volte visitato Luanda. Ci chiediamo che cosa hanno visto. Non si sono accorti che muoversi a Luanda è difficile oltre che pericoloso? Si sono resi conto che costringere le squadre a salire su pullman lanciati a velocità folle in mezzo al traffico caotico, spesso contromano, con scorta di poliziotti a fare da apripista non è normale? Hanno pensato a cosa significa essere costretti a restare in albergo senza potersi muovere nemmeno a piedi, se non scortati? Hanno valutato come incide sullo sport il fatto di giocare ogni giorno in trasferta, dovendo affrontare lunghi viaggi in pullman per raggiungere quella cattedrale nel deserto che è la Luanda Arena? Hanno chiesto a Germania, Colombia, Stati Uniti e Uruguay, rimaste per 7 giorni nel nulla di Namibe, quanto hanno apprezzato questo mondiale? Siamo certi che non lo hanno fatto perchè non è questo che a loro  interessa.

ORGANIZZAZIONE DA TORNEO PARROCCHIALE
Anzi, peggio. Perchè se chiedi al Parroco, almeno gli orari delle partite del suo torneo te li sa dire. Al mondiale no. In tutto il mondiale il CIRH ha emesso tre soli comunicati ufficiali per squalificare altrettanti giocatori. Il comitato organizzatore locale (Cohoquei) nemmeno uno. Il sito ufficiale del Cirh non esiste da mesi, quello della Firs riportava solo le date del mondiale (per di più sbagliate...), il sito ufficiale dei mondiali è stata la più importante fonte di informazioni sbagliate di tutto l'evento. I responsabili si scaricavano vicendevolmente le colpe: memorabile la riunione del Comitato Internazionale di giovedì mattina sospesa per chiedere lumi all'unica, vera e affidabile autorità dell'hockey mondiale: il portoghese Boaventura Rodrigues, proprietario di Wall Street, l'azienda che ha acquisito da Firs i diritti TV dell'evento.

COMUNICAZIONE, QUESTA SCONOSCIUTA
Detto dei siti internet ufficiali inesistenti, la comunicazione dell'evento faceva acqua da tutte le parti. Comunicati stampa: zero, nada, nessuno. A fatica si riusciva ad avere le formazioni, quasi sempre sbagliate; non parliamo di risultati e tabellini. E meno male che c'era la diretta streaming di tutte le partite. La numerazione degli azzurri, ad esempio, era corretta solo quando l'Italia giocava con le maglie bianche (numeri da 1 a 10), altrimenti era sbagliata: non se n'è accorto nessuno per un interno mondiale. Gli atleti infortunati o squalificati erano sempre a referto. Nessuna classifica, nessuna statistica; una approssimazione che non abbiamo mai riscontrato in quasi 15 anni di esperienze internazionali. Questo a Luanda, perchè a Namibe c'era da ringraziare se c'era campo per i telefonini, se funzionava la connessione internet (un giorno su tre di totale isolamento dal mondo!) o se c'era abbastanza corrente per alimentare gli apparati della TV; una situazione talmente precaria da costringere Hot Spot, il service italiano che ha curato tutte le riprese del mondiale, a mettere in evidenza per iscritto l'inadeguatezza delle strumentazioni fornite dall'organizzazione locale (chi ha visto la diretta Raisport di Italia-Mozambico ne sa qualcosa). Il tutto nonostante che il personale e i volontari degli uffici stampa di Namibe e Luanda abbiano fatto di tutto per dare una mano a giornalisti e fotografi.

GAFFES A RIPETIZIONE
Sono anche stati sfortunati, gli organizzatori di questo mondiale. L'eliminazione dell'Angola ha complicato enormemente le cose aggiungendo un problema enorme: come riempire un palasport da 12mila persone senza il traino della squadra di casa. Problema parzialmente risolto solo il giorno della finale con il trasporto alla Luanda Arena di migliaia di "tifosi volontari" che hanno fatto da cornice a una strepitosa finale. Ciliegina sulla torta, le due gaffes della cerimonia di chiusura. La prima: il premio per il miglior portiere andato a Carles Grau, portiere di riserva della Spagna, premiato in base a non si sa bene quale criterio. La seconda: le medaglie perdute del Portogallo, sostituite con quelle del mondiale under 20 che inizia sabato in Colombia; quando se ne sono accorti, i portoghesi le hanno restituite al CIRH. Speriamo che qualcuno le porti a Cartagena das Indias in settimana.

Stupiti di tutto ciò che vi abbiamo raccontato? Non dovreste. Questo è l'hockey mondiale come è sempre stato; solo che di solito l'organizzazione locale ci mette una pezza, mentre stavolta ha amplificato i problemi. Il CIRH è gestito da gente che ha più volte manifestato i propri limiti, soprattutto di fronte a un mondo che cambia in fretta. Questo governo mondiale, rieletto appena un anno fa da una ristrettissima maggioranza di piccole nazioni (all'opposizione ci sono Italia, Spagna, Portogallo e Argentina... tanto per dire) e in carica fino al 2016, non avrà mai la capacità di prendersi in carico certi problemi, semplicemente perchè non li percepisce. Prova ne siano le dichiarazioni di Strucksberg che ha avuto il coraggio di dichiarare ai quotidiani locali di essere di fronte alla "migliore organizzazione mai vista in un mondiale", dando grande prova di piaggeria nei confronti della ricca federazione angolana, ma di scarsissimo interesse verso i problemi con cui tutte le nazioni presenti a Luanda e Namibe hanno dovuto dare i conti. E qui si inseriscono le responsabilità di Firs; la Federazione Internazionale non può lasciare che il mondiale di hockey (che è l'evento più redditizio per le casse federali in termini di cessione dei diritti TV) venga ridicolizzato come lo è stato a Luanda. Di fronte a incapacità manifeste occorre forzare la mano, anche a costo di violare qualche regola, e pretendere il rispetto di standard qualitativi minimi, fino ad arrivare, se serve, a un commissariamento del CIRH.

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