LODI
A suo modo sarà comunque un Mondiale da ricordare. Forse non per le prestazioni agonistiche di un'Italia incapace di migliorare il quinto piazzamento del 2011 a San Juan, ma quanto meno per l'importanza della prima rassegna intercontinentale di uno sport che non sia il calcio in Africa. Domenico Illuzzi è tornato da Luanda nella notte di lunedì dopo le fatiche azzurre che lo hanno tenuto lontano dall'Amatori nei primi giorni di raduno. Il futuro capitano giallorosso è stato uno dei dieci convocati nella selezione del commissario tecnico Massimo Mariotti. Gli azzurri, estromessi piuttosto clamorosamente per mano del Cile nei quarti di finale, si sono poi classificati quinti battendo prima la Francia e poi il Brasile. Vincitrice del Mondiale invece la strabiliante Spagna, capace di battere in finale l'Argentina conquistando addirittura il quinto oro mondiale consecutivo. Al di là di tutto un'esperienza che sicuramente rimarrà nei ricordi di chi l'ha vissuta in prima persona: grandi contrasti di un Paese in cerca di riscatto, la ricchezza affiancata dalla miseria e investimenti senza precedenti per uno sport di nicchia come l'hockey su pista. Qualcuno parla di 100 milioni di dollari piovuti sull'Angola, che hanno portato nuovi impianti sportivi, aeroporti, alberghi, ospedali e infrastrutture per ospitare il 41esimo Mondiale della storia delle rotelle. «È stata sicuramente un'esperienza interessante - commenta il 24enne Illuzzi, di passaggio a Lodi prima di trascorrere a Firenze con la fidanzata i due giorni di permesso concessi da Aldo Belli -, perché davvero abbiamo visto scenari e paesaggi non comuni. Non potevamo uscire dall'albergo se non scortati dalla polizia e ogni nostro passo era monitorato: c'era un poliziotto a ogni metro. In compenso c'era pubblicità dell'evento ovunque: dalla livrea degli aerei della compagnia di bandiera Taag alla televisione, alle strade e ai quotidiani».
Anni di sanguinosa guerra civile terminata solo nel 2002 hanno ridotto l'Angola in condizioni di miseria, ma i giacimenti petroliferi (la Nazione è il primo maggior produttore del continente africano, con una produzione che è quadruplicata negli ultimi vent'anni) stanno contribuendo a una lenta risalita: «Una parte di popolazione sicuramente sta meglio, ma il divario fra le classi sociali è ancora enorme - racconta Illuzzi -. La rassegna comunque ha contagiato la Nazione intera: forse non tutti sapevano benissimo cos'è l'hockey, ma l'occasione era buona per far festa e per tifare la nazionale angolana. C'era un forte senso di patriottismo, e infatti dopo che l'Angola è stata eliminata nella fase a gironi il palazzetto (un impianto da 13mila posti costruito appositamente, ndr) è rimasto vuoto per buona parte. Un vero peccato: ho parlato con Joao Pinto (ex giallorosso al Mondiale con la maglia dell'Angola, nda) ed era delusissimo, perché negli ultimi due anni avevano preparato l'evento nei minimi particolari e anche la gente ormai ci credeva. Purtroppo la loro nazionale è uscita subito perdendo come noi contro il Cile».
L'Italia ha vinto la prima fase a gironi battendo Mozambico, Colombia e Stati Uniti giocando a Namibe, una città di 100mila abitanti nel sud dell'Angola praticamente ai confini del deserto del Namib: «Non c'era niente. Il nostro hotel è stato costruito per l'occasione e non riesco proprio a immaginare chi mai più andrà in quella struttura visto che Namibe è una cittadina in mezzo al nulla. Luanda (sede della seconda fase, nda) è invece una contraddizione unica: guardando fuori dal nostro hotel si vedevano a destra due grandissimi grattacieli in costruzione e a sinistra tutto un villaggio di baracche con i bambini che giocavano a piedi nudi in mezzo alle galline e la gente che si lavava nelle pozze di acqua sporca». Secondo la classifica Mercer del luglio 2013 Luanda è la città più cara al mondo, nonostante in Angola due terzi dei cittadini guadagnino meno di due dollari al giorno: «Perché i ricchi sono troppo ricchi e i poveri troppo poveri, quindi sono solo i primi che acquistano e lo fanno senza troppi problemi. Tanto per fare un esempio: un compagno di squadra di Joao Pinto un giorno ha deciso di farsi tagliare i capelli e ha speso qualcosa come 500 dollari (circa 360 euro, nda) oppure un banale toast in albergo costava almeno 20 dollari (14 euro, nda). Cifre al-
lucinanti».
A livello sportivo Illuzzi ha avuto la soddisfazione di segnare il decisivo gol del 6-5 sul fil di sirena, che ha permesso all'Italia di battere la Francia e di conquistare poi il quinto posto nella finale di consolazione contro il Brasile: «È stata l'unica soddisfazione di un Mondiale amaro. Avrei voluto dare di più per la mia Nazionale e arrivare in alto. Avremmo dovuto centrare almeno il quarto posto, invece abbiamo sbagliato partita contro il Cile, complice anche un arbitraggio davvero scadente. Peccato. Se mi rifarò ai Mondiali in Francia nel 2015? Nell'hockey due anni sono tantissimi e per come sta andando questo sport potrebbero cambiare molte cose, a partire dagli atleti che comunque ora si devono garantire un posto di lavoro oltre a giocare. E io non nascondo di essere uno di quelli: ormai non ho più 18 anni e al di là dell'hockey devo cominciare a pensare al futuro. Non tutti i lavori ti consentono di trascorrere un mese e mezzo di ritiro con la Nazionale».
Il presente però è adesso, e si chiama Amatori. Illuzzi è il capitano designato, l'unico superstite “big” della scorsa annata: «Ora mi riposerò qualche giorno e venerdì sarò a Lodi per riprendere a lavorare con i miei nuovi compagni di squadra - chiude il giocatore originario di Giovinazzo-. Quella che ci attende quest'anno è una bella sfida: la formazione è stata ridimensionata ma la gente ci è rimasta vicino ugualmente e questa per noi è prima di tutto una grande responsabilità. Perché vogliamo ripagare questo attaccamento con il massimo impegno: credo che in Italia possa succedere solo a Lodi di ridimensionare gli obiettivi e avere comunque centinaia di abbonati già nel mese di luglio. Anche per questo, anche per loro, noi daremo tutto».
Magari anche per dimenticare un Mondiale dal gusto tanto amaro.
Aldo Negri