NOVARA
Ci sono “addii” silenziosi e altri che lasciano uno strascico di malinconia per entrambe le parti. Sicuramente quello di Fabrizio Mastropierro all’hockey novarese appartiene a questa seconda categoria: il giocatore pugliese è diventato grande, non solo anagraficamente, proprio all’ombra della Cupola, arrivando giovanissimo e diventando, pur con qualche parentesi in altre realtà, una vera e propria bandiera del movimento a rotelle cittadino. Prima con la divisa del glorioso Hockey Novara, poi sposando il progetto di Marcon e del suo Roller per riportare, dopo la scomparsa del club delle tre stelle, Novara in serie A1. Ci è riuscito Mastropierro, trascinando la formazione azzurra a suon di gol nella stagione 2011-2012, fino alla promozione nella massima serie. Anche nella passata stagione, l’attaccante pugliese ha saputo offrire il proprio contributo, dopo un avvio difficile. Nemmeno le difficoltà del club lo hanno portato a “mollare”: fino all’ultimo, Mastropierro ha aspettato, sperando che un nuovo e solido progetto potesse in qualche modo dare continuità all’avventura in serie A1 del sodalizio novarese. Ha tenuto duro, rifiutando offerte importanti e lasciandone altre in stand-by, poi, dopo la decisione della società di rinunciare alla serie A1, ha rotto suo malgrado gli indugi, accettando il corteggiamento dell’Amatori Vercelli, dove ritroverà un’altra ex bandiera novarese: Enea Monteforte.
«Saluto e ringrazio tutti quelli che ci hanno sostenuto in questi due anni – spiega Mastropierro – che dal punto di vista sportivo e umano sono stati emozionanti e appaganti sotto il profilo dei risultati e dell’affetto della gente. Purtroppo non posso dire lo stesso per entrambe le gestioni societarie che ritengo siano state disastrose. Ho delle pendenze, relative ai rimborsi spese, per entrambe le stagioni che, purtroppo, non so se verranno mai sanate. Comunque spero che il movimento hockeystico a Novara possa tornare ad avere dei degni rappresentanti nella massima serie il prima possibile. Perché mi ritengo ormai novarese d’adozione e mi auguro di cuore che questo sia solo un sofferto arrivederci e non un addio».