Il risultato sportivo è inequivocabile: Andes Talleres (Mendoza) batte il Sindicato Empleados de Comercio (SEC di San Juan) per 4-1, con tre gol del “Maestro” Dario Gimenez (AFP Giovinazzo) e uno di Exequiel Tamborindegui (PM Matera); per i Sanjuanini ha segnato Gonzalo Gomez (ex Seregno). Andes è campione nazionale argentino ... e qui la battuta sorge spontanea: se “talleres” significa “officine di operai” vien da dire che per una volta i lavoratori hanno “fregato” il Sindacato. Per la prima volta, il club rossoblu di Mendoza diventa campione nazionale argentino, il loro scudetto.
Dietro questa bella impresa sportiva, tuttavia, si cela una lunga storia, difficile da riassumere in poche righe, ma che è utile ricordare.
In Argentina, in effetti, sembra che il tempo si sia fermato ad Aprile 2012. Fu allora che la CAP (Confederacion Argentina de Patin), la loro FIHP, si vide sfuggire l’hockeypista che conta. In quel mese le trattative, per evitare la secessione della grandi federazioni hockeystiche del paese (AMP Asociación Mendocina de Patín e FSP Federación Sanjuanina), si irrigidirono completamente. Tutta la regione pedemontana andina, quasi una “Padania” a rotelle, uscì dalla federazione per formare una nuova entità chiamata Federación Argentina de Hockey sobre Patines (FAHP). Un colpo durissimo ed un azzardo per la difficoltà degli enti internazionali ad avvallare quanto accaduto.
Non a caso la "secessione" seguiva il Campionato mondiale di San Juan, vinto dalla Spagna, dove l’organizzazione (e i debiti) erano stati quasi esclusivamente a carico delle federazioni montane. Nel mese di maggio, le federazioni di Mendoza e San Juan informavano “.. tutti i 3200 giocatori e giocatrici che praticano l’Hockey « Sobre Patines » nelle nostre province, tutti coloro che lo fanno nel resto del paese, tutti i loro padri e familiari, i dirigenti sportivi, i simpatizzanti, i giornalisti e all’opinione pubblica in generale” di quanto bolliva in pentola.
Dopo aver sollecitato la CAP a produrre una serie di cambiamenti nel “maneggio sportivo ed economico” delle attività, in una riunione del 14 aprile a Mendoza tra il Presidente della CAP Marcelo Martínez e le autorità delle federazioni Sanjuanina, Mendocina, Porteña, Cordobesa, Entrerriana, Santafesina e Bonaerense, era stato approvato un documento, che dava formalmente una democratica possibilità, di approvare cambiamenti determinanti grazie a voti all’unanimità.
La prassi, suggerita dalla Federación Porteña de Patín, si traduceva, il 5 maggio, in un presunto voltafaccia della CAP, nel tentativo di mantenere lo “status quo” esistente, di fatto guastando tutto il lavoro diplomatico portao avanti sino a quel tempo. La conseguenza immediata fu che:
“La Federación Sanjuanina de Patín e la Asociación Mendocina de Patín, il 10 maggio, comunicarono alla Confederación Argentina de Patín, che, a partire da quella data, si DISSOCIAVANO creando la Federacion Argentina de Hockey sobre Patines.”
Le due federazioni ribelli, pur consapevoli “che la decisione richiedeva grandi doti di compromesso e presentava molte difficoltà” in pratica rivoluzionarono l’organizzazione dell’hockeypista argentino, in pratica ora spaccato in due: ad ovest (San Juan e Mendoza) e ad Est (la Confederación Argentina). Questo significava calendari diversi e scelte diverse, una delle quali era l’abolizione della disputa del campionato federale argentino (o Liga Nacional) ovvero del torneo che attribuiva lo “scudetto” nazionale.
Sul mondo dell’hockey ufficiale, da allora, scendeva un silenzio assordante (il sito web della CAP - http://www.capatin.com - risulta aggiornato solo al 2010!!) Anche i siti delle federazioni associate rimasero poveri di notizie di hockey, rimbalzando soltanto attualità legate al pattinaggio artistico.
Per capire quanto lontani tra loro fossero tra loro, in Argentina, i dirigenti di hockey, è utile leggere una testimonianza proposta da alcuni “boss” della Federación Entrerriana de Patín, la regione al confine con l’Uruguay:
“... non abbiamo aggiornato il sito perché ci hanno “comandato” di viaggiare per San Juan a osservare il Mundial 2011. Ci hanno detto questi sono i vostri biglietti aerei, le prenotazioni hotel (ovvio a 5 stelle), un importo (importante) per le spese, e così ci siamo andati e ... bene, andò come andò: abbiamo visto molti vigneti, molte botteghe, tante montagne, abbiamo fatto corse con il “carretto a vela” nella Pampa del Leoncito, abbiamo incontrato un sacco di amici, che ci hanno invitati ad immancabili “asados”. Quando ci siamo resi conto che stavano giocando il mondiale, abbiamo realizzato che ce ne importava poco dal punto di vista sportivo, perché c’era troppa differenza di livelli tra le squadre partecipanti...”
Dal testo traspare che i visitatori sembravano recarsi in un’altra nazione, e appariva evidente come tra le grandi federazioni pedemontane e il resto del paese non ci fossero grossi legami, se non la convenienza reciproca.
Lo “scudetto” argentino, sino a quel tempo, era stato chiamato Liga Nacional. Nonostante la partecipazione saltuaria di club bonaerensi (Buenos Aires) di buon livello come il Club Atlético Huracán, il Ciudad de Buenos Aires e l’Atlético Estudiantil Porteño (ma anche di squadre di Entre Rios come il Neuquén Amarillo o il Talleres de Paraná), da sempre era un affare sbrigato dalle squadre di San Juan (più che Mendoza). Dal 1994 in avanti avevano vinto il titolo l’Olimpia (9 volte), la UVT (5), il Concepción Patín Club (3) e una volta ciascuno Centro Valenciano (ultima edizione del 2011), Bancaria, Unión ed Estudiantil .
Questo del 2012 non poteva più essere una Liga Nacional, a causa della secessione, e quindi doveva essere il numero uno di una nuova epoca... “08/07/2012 EL PRIMERO DE LA ERA NUEVA”; un campionato nazionale argentino, geograficamente non coerente, ma tale di fatto e sportivamente parlando. É stato il primo torneo nazionale organizzato dalla neonata FAHP, alimentato dalla passione dei “cuyanos” per l’hockeypista. Pazienza se non c’erano portegni e bonaerensi a fare da sparring partners (mai stati competitivi); il livello di gioco è stato elevato, perché a Junin (Mendoza) giocavano sicuramente le migliori.
Digerite le eliminazioni eccellenti dei “Turchi” dell’Olimpia e dell’Estudiantil, la finale ha proposto lo scontro tra San Juan (SEC) e Mendoza (Andes). Quanti ragazzi “italianos” in pista! Con il SEC c’erano in porta Mauro Puzzella, poi Mariano Velazquez “el Mono”, Seba Molina, Gonzalo Gomez; con il Talleres l’insuperabile (in finale) Luis Maldonado, Samuel Amato, Exequiel Tamborindegui, Matias Fernandez e Dario Gimenez (in tribuna c’era anche Miguel Angel Nicolas, in recupero per un infortunio).
La finale è stata decisa nel primo tempo, dove i rossoblu di Mendoza hanno dominato gli avversari, sia in attacco sia in difesa, grazie anche alle parate decisive di Maldonado. Nella ripresa il SEC entrava più equilibrato in campo, in virtù della spinta di Seba Molina (Cocinero perché lo tenevi in panchina prefrendo il lento Bueno?), ma il risultato non cambiava più. L’arbitraggio è stato passabile (a parte il solito stop di 6 minuti per discussioni al tavolo ... come da noi, tutto il mondo è paese), senza elogi né danni da parte di Messina e Lial.
Nulla da fare per i Sanjuanini stavolta: Andes Talleres Campeon!
Le “officine andine” o Andes Talleres (o il Matador come lo chiamano i tifosi) sono una squadra di Godoy Cruz (l’antica General Belgrano), oggi incorporata nella Gran Mendoza. Godoy ha elevati contatti culturali con la terra vicentina, sin da quando un valdagnese (recoarese), Antonio Tomba, impiantò laggiù l’industria vinicola; pensate che i supporters della squadra di calcio si chiamano addirittura “los tombinos”. Il Club nasceva nel 1932, come squadra di calcio (in Argentina le squadre di hockey sono spesso parte di polisportive legate al calcio). Dieci anni dopo nasceva la squadra di hockey che, dal 1967-1972, poteva disporre di un buon impianto coperto, dedicato a Salvador Bonanno, ex dirigente ed ex hockeysta. I giocatori che hanno dato più lustro ai rossoblu nella storia furono senza dubbio Julio Cesar Brioni, campione mondiale a San Juan nel 1978 e Alejandro Lupiañez, campione mondiale a Reus nel 1999. Lo stesso allenatore Marcelo Innella è stato nazionale argentino, così come alcuni degli attuali giocatori, molti dei quali passano la loro “estate” in Italia: Luis Maldonado, Matias Fernandez ed Exequiel Tamborindegui a Matera, Samuel Amado o Amato a Prato, Miguel Nicolas a Bassano e Dario Gimenez a Giovinazzo (premiato come il miglior giocatore del torneo).
Tra i campioni nazionali vorrei anche segnalare altri giocatori, meno noti in Italia, ma importanti per l’economia della squadra, come: Juan Cruz Fontan, autore di gol importanti, Enrique Muzzio, un motorino di raccordo, forse meno esplosivo di Tamborindegui, ma essenziale e Guido Pellizzari, una roccia difensiva (il cui cognome tradisce lontane origini nella valle dell’Agno o nella vicina val Chiampo) (inciso: Guido mi piace parecchio e lo consiglio a chi ha difensori datati o in partenza per l’Inghilterra).
Così finalmente Andes Talleres, dopo aver vinto 32 campionati “mendocini”, sale sul podio più alto dell’hockeypista argentino e con gran merito! Allora ... come si dice .. AGUANTE TALLERES!!