Curti ha ritrovato la voglia di Amatori

«Nel 2009 avevo smesso, se sono qui il merito è tutto di Brioschi». Il giovane lodigiano sabato ha bagnato con una rete il debutto nel massimo campionato.

Scritto da Il Cittadino di Lodi - Pubblicato il 28/03/2012 - 15:07 - Ultima modifica

LODI
Dalla palestra della Pergola alla pista del “PalaCastellotti” per coronare un sogno e realizzare il suo primo gol in Serie A1. Sabato sera Stefano Curti, lodigiano doc classe 1990, si è conquistato di diritto la copertina nella goleada al malcapitato Molfetta: esordio nel massimo campionato con tanbto di primo gol A tre minuti dopo l'ingresso in pista. Una serata da sogno insomma, il coronamento di una storia tutta da raccontare di un ragazzo lodigiano, nato e cresciuto hockeisticamente nelle giovanili giallorosse, facendo tutta la trafila fino alla Serie B e alla A2, prima di un addio doloroso e prematuro.
Era il 2009 e, appena terminata la disastrosa annata in A2 con la seconda squadra dell'Amatori, Curti decideva di dire basta con l'hockey. I pattini e la pista non gli mancavano, fino all'estate scorsa quando in lui ha cominciato a riaccendersi l'interesse per quello che fin da bambino era stato il suo sport. E a settembre ecco arrivare la spinta decisiva, l'episodio che ha poi portato Curti a essere, mesi dopo, nuovamente la grande promessa dell'hockey lodigiano: «In un certo senso se oggi sono qui devo ringraziare il “Brio” (Brioschi, portiere della Serie B giallorossa, ndr) - racconta Curti -. Quest'estate dopo due anni lontano dall'hockey avevo già una mezza intenzione di provare a tornare. A settembre poi una sera per caso ho incontrato Brioschi negli spogliatoi della Pergola, mi ha visto e mi ha dato la spinta definitiva per tornare al palazzetto. La sera dopo mi sono presentato e da lì in poi ho ricominciato a giocare nella B di Rinaldo Uggeri con tutti i miei amici con cui sono cresciuto, i vari Cappellini, Morosini e Benelli. A gennaio poi Marzella mi ha chiamato per allenarmi con la prima squadra e sabato mi ha dato questa grande possibilità».
Facendo un passo indietro, Curti ricorda il momento in cui decise di smettere e spiega i motivi che lo portarono all'addio: «È stata una scelta mia, dopo la stagione in A2, tragica per tanti motivi, ero arrivato alla fine senza motivazioni e stimoli, semplicemente non avevo più voglia di giocare a hockey - spiega -. Non c'entravano né la squadra di quell'anno né i dirigenti: non ce la facevo più. Avevo avuto anche tanti problemi fisici, non ero quasi mai stato bene e questo ha influito. Decisi di iscrivermi in palestra per tenermi in forma e l'hockey non mi mancava; poi andando a vedere le partite ogni tanto cominciava a venirmi un po' di nostalgia e così sono tornato».
Quella di Curti è stata una delle tante scommesse vinte da Pino Marzella che, fin dai primi allenamenti con la Serie B, è stato letteralmente conquistato dalle qualità del 22enne lodigiano, fino ad aggregarlo alla prima squadra e a farlo debuttare in campionato. Che Curti fosse un predestinato però lo si era capito già qualche anno fa: nel 2006 (quando aveva appena 16 anni) Perin gli fece fare tutta la preparazione con i “grandi” e l'anno dopo Crudeli lo convocò un paio di volte in prima squadra. «È vero, con Perin feci tutta la preparazione e l'anno dopo Crudeli mi convocò per alcune trasferte; ma allora non era come quest'anno, io ero molto giovane e in quella squadra c'erano campioni di una certa età con tante pretese - chiosa Curti -. Oggi è tutta un'altra cosa, Marzella è una persona molto carismatica, che quello che pensa ti dice e aiuta tantissimo noi giovani a crescere. Ci ricorda continuamente che per arrivare a certi livelli servono sacrificio e impegno quotidiano e se adesso è arrivato il mio momento non posso far altro che ringraziarlo».

Stefano Blanchetti

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