Valdagno s'è vestita di tricolore per la seconda volta nel breve arco di tre anni. Se quello vinto nel 2010 a Follonica è stato storico per essere il primo, lo scudetto conquistato sabato ha un sapore più dolce perché ottenuto di fronte ai propri tifosi che hanno fatto festa fino a tardi prima al PalaLido e poi per le vie del centro assieme ai protagonisti di una entusiasmante cavalcata finale. E che resterà negli annali perché in 28 edizioni dei playoff mai nessuna squadra dopo aver chiuso la regular season al quarto posto era poi riuscita a laurearsi campione d'Italia.
Un'annata quella della Recalac Valdagno iniziata in sordina con lo scossone del cambio allenatore (via Gaetano Marozin poi approdato a Breganze, che comunque a fatto in tempo a firmare la Supercoppa, dentro Franco Vanzo), e proceduta tra alti e bassi senza riuscire a trovare continuità di risultati. Così, assieme a esaltanti successi in rimonta come contro Bassano oltre che il Porto in champions, ci sono stati l'iniziale scivolone di Seregno che è costato la panca a Marozin, oppure in dirittura d'arrivo il pari di Prato che ha visto sfumare il terzo posto oltre a sconfitte brucianti come quella interna con il Breganze.
Un andamento che ha risentito delle altalenanti condizioni fisiche di Nicolia (in estate si sottoporrà ad un piccolo intervento chirurgico) alle prese con una tendinite al polso che gli ha fatto saltare circa un quarto di campionato. Poi, alla vigilia dei playoff, la trasformazione nonostante gli infortuni toccati a Rigo, costretto a guardare Eurolega e finali scudetto dalla panca assieme a Cocco tornato però disponibile per lo sprint conclusivo.
È stato anche l'anno delle rivincite. Quella della dirigenza verso la quale non sono mancate contestazioni per la campagna acquisti-cessioni ma che i fatti in pista hanno dimostrato che aveva visto giusto; dell'allenatore (Franco Vanzo) che per la seconda volta ha steso il rivale (Massimo Mariotti) che tre anni prima aveva dichiarato che di hockey non capiva un granchè dopo che a Bassano aveva «tagliato» il fratello (Enrico Mariotti) non mancando però anche allora di vincere lo scudetto. E se vogliamo anche di giocatori, come Nicoletti, cognome «odiato» in riva all'Agno ed ora portato ad esempio, ignorato nelle convocazioni agli ultimi mondiali ma tra gli artefici del secondo scudo.
Il secondo tricolore laniero testimonia anche che l'hockey nazionale parla sempre più il dialetto vicentino: dei tre trofei in palio quest'anno due se li è accaparrati la squadra del presidente Paolo Centomo (Campionato e Supercoppa), ai quali va aggiunta la Coppa Cers alzata dal Bassano.