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Una pattuglia di giovani per la missione americana


Dopo tre lustri dominati da una generazione di fuoriclasse, la nazionale azzurra volta pagina e si prepara ad affrontare il campionato del mondo di San Josè (California) con un manipolo di giovani che punta ad iniziare un nuovo ciclo consapevole delle difficoltà.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 28/07/2005
E' iniziato il conto alla rovescia in vista dei mondiali di hockey su pista che si svolgeranno per la prima volta negli Stati Uniti. Dal 6 al 13 di agosto la città di San Josè in California, capitale della Silicon Valley, diventerà anche capitale dell'hockey su pista.
Per la nazionale italiana si tratta di un appuntamento molto particolare. Dopo oltre 15 anni nel corso dei quali la nostra squadra ha lottato alla pari con Spagna, Portogallo e Argentina, conquistando tre titoli mondiali (l'ultimo a Wuppertal, Germania, nel 1997), l'Italia volta decisamente pagina. La generazione di fuoriclasse che tante gioie ha regalato all'hockey azzurro si è fatta da parte tutta insieme e all'improvviso, suscitando qualche mugugno e quale illazione e dando finalmente il via a quel rinnovamento annunciato per tanti anni e mai realizzato prima.
Di fronte al "no, grazie" di Cunegatti e Rigo, dei Bertolucci e dei Michielon, di Mariotti e Orlandi, la Fihp non ha potuto fare altro che puntare su una linea giovane, cambiando radicalmente il volto alla squadra azzurra.
Rinnovamento totale a partire dal tecnico. A Carlos Dantas, condottiero dell'Italia al mondiale portoghese di Oliveira de Azemeis chiuso con un clamoroso secondo posto, e a Massimo Mariotti, CT azzurro nel secondo posto ai campionati europei di La Roche Sur Yon, è succeduto Cristiano Trinidade Pereira, tecnico portoghese con trascorsi gloriosi e grande esperienza.
Il nuvo CT, affiancato dal fidato allenatore Joao Pedro Martins e coaudiuvato dallo staff tecnico della nazionale, si prepara a questa nuova avventura dopo aver selezionato 10 atleti, quasi tutti alla prima esperienza internazionale.
A difendere la porta azzurra ci sarà uno dei due "nonni" di questa nazionale, il portiere del Prato Federico Stagi (31 anni) con al fianco Simone Motaran del Roller Novara (22 anni). In difesa c'è il faro di questa squadra azzurra, Franco Polverini del Prato (32 anni); al suo fianco Pietro Pranovi (Roller Novara, 24 anni), Davide Motaran (Roller Novara, 21 anni) e Marco Motaran (Lodi, 22 anni). In attacco l'uomo di esperienza è Massimo Tataranni del Bassano (27 anni) che avrà al fianco Valerio Antezza (Prato, 21 anni), Mattia Cocco (Valdagno, 21 anni) e Leonardo Squeo (Salerntana, 23 anni).
Su questa nuova nazionale si potrebbe scrivere per giorni senza ripetersi. Prima di tutto è da notare che non c'è nessun atleta proveniente dal Follonica, squadra che ha dominato la stagione, e uno solo viene da Bassano, seconda forza del nostro hockey. Verrebbe naturale parlare di una nazionale di rincalzi e di seconde linee, ma è inevitabile, quando si punta su un cambio generazionale, pagare lo scotto di un iniziale calo di competitività.
Quella che esordirà a San Josè è la prima versione della nazionale del futuro che richiederà alcuni anni di rodaggio, numerose variazioni in corso d'opera e nuovi inserimenti per essere messa a punto. Attendersi risultati alla prima uscita sarebbe velleitario, anche se il torneo amichevole giocato in Spagna (contro una selezione mondiale, la nazionale argentina e quella svizzera) ha dato segnali incoraggianti.
Il primo avversario che questi ragazzi dovranno sconfiggere è lo scetticismo che li circonda. La rinuncia di gruppo dei nostri fuoriclasse ha alimentato polemiche che hanno investito in pieno questi ragazzi che con grande senso di responsabilità hanno accettato un compito difficile e rischioso: ripetere il secondo posto di Oliveira de Azemeis sarebbe stato difficile anche per i grandi campioni del nostro hockey che, non senza un pizzico di cinismo, hanno preferito passare la mano.
I 10 convocati da Pereira si sono caricati di una responsabilità non facile e bisogna dare loro merito di questo. Il risultato finale di San Josè non avrà molta importanza: Argentina, Spagna e Portogallo sono superiori per esperienza e preparazione tecnica e raggiungere la semifinale sarebbe già un risultato eccellente perchè Francia, Svizzera e Brasile sono formazioni temibili e da prendere con le molle.
In ogni caso, come si dice in questi casi, "il dado è tratto": il passato dei grandissimi campioni lo abbiamo alle spalle e dobbiamo guardare al futuro e lavorare per renderlo anche migliore di ciò che da oggi è storia.
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