L’Amatori salva almeno la capra e i cavoli. In un pareggio che non fa ridere proprio nessuno, bisogna anche provare a prenderla con filosofia. Affinché i lodigiani possano provare a cercare quella che Marzella chiamava l’umiltà giusta per tornare a vincere. Ecco allora che può venire in soccorso Saint Omer, un paesotto di 15mila abitanti che porta indietro le lancette dell’orologio a quando ancora il cemento non vinceva sul verde, a quando il mercato lo si faceva in piazza portando direttamente in città i frutti del proprio orto.
Sabato mancavano soltanto “Doc” Emmet Brown, Marty Mc Fly e la DeLorean per spostare indietro il tempo: perché quando i due pullmini giallorossi attraverso una strada sconnessa e piena di buche hanno raggiunto l’impianto sportivo francese, si sono trovati in mezzo a docili caprette e agricoltori intenti a lavorare la terra (i cavoli appunto) a mani nude. Così il buon Losi, grande amante di cavalli e degli animali in genere, non ha perso tempo per dispensare qualche carezza a una “dolce” capretta marrone, che da parte sua ha risposto tentando l’incornata l’irrispettosa, tanto per far capire cosa avrebbe aspettato l’Amatori in pista. Salvo poi redimersi concedendosi agli scatti interessati di Passolunghi e Platero.
Scenari d’altri tempi per una squadra che evidentemente avrebbe urgente bisogno di trovare se stessa prima ancora di ritrovare il gioco in pista. Magari prendendo spunto dalla semplicità del vissuto francese di questi tre giorni in trasferta, dal discreto professionismo compensato dall’enorme voglia di fare, oppure senza andare troppo lontano anche dalla ventina di tifosi lodigiani che si sono sciroppati centinaia di chilometri per soli 50 minuti di passione.
Amatori, impara la lezione da Saint Omer, là dove il tempo si è fermato: forse per andare avanti a volte bisogna fare un passo indietro. Au revoir.
(Al. Ne.)