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Un pizzico di rotelle nelle Olimpiadi del ghiaccio


L'oro del pattinaggio velocità è anche un po' merito del pattinaggio a rotelle. Prima di salire agli onori della cronaca per lo splendido oro nell'inseguimento, Ippolito Sanfratello ha vinto otto titoli mondiali nel pattinaggio velocità su rotelle e, nelle ultime elezioni federali, è persino stato eletto consigliere federale FIHP in quota agli atleti.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 18/02/2006
"Sanfratello è uno scapolone di Gosolengo, vicino a Piacenza e ha vinto otto titoli mondiali nel pattinaggio a rotelle: poi ha visto gli americani che batteva passare al ghiaccio e ottenere incredibili risultati. Lui voleva l'oro olimpico, impossibile con le rotelle, e ha voluto provarci".

Repubblica.it non poteva trovare parole migliori per descrivere la storia di Ippolito Sanfratello, pattinatore pluricampione del mondo con ai piedi le nostre rotelle (ovviamente con i pattini in linea per la corsa), diventato improvvisamente celebre e moderatamente ricco (130mila euro il premio in denaro per il titolo olimpico conquistato) dopo l'impresa alle olimpiadi di Torino.
La storia di Sanfratello dovrebbe fare riflettere sulla discriminazione che il pattinaggio artistico, la corsa e l'hockey su pista continuano a subire nei confronti di discipline sportive a dir poco imbarazzanti che ad ogni olimpiade imperversano sui nostri teleschermi, mostrando la totale inadeguatezza del vertice politico di Firs e Fihp, oggi presiedute entrambe da Sabatino Aracu.
Fallito l'assalto a Pechino 2012, in attesa di farci escludere anche dai giochi del 2016, ci godiamo quanto meno una certezza: l'essere capaci di formare atleti in grado di vincere... anche se per farlo sono costretti a cambiare federazione sportiva e attrezzo di gara.

Perdonerete il fuori tema, dato che questo sito si limita a muoversi nel piccolo mondo dell'hockey su pista. Ma sapere che una partita di Curling, inserita nel contesto giusto, fa 5 milioni di telespettatori e il 20% di share (doverosi i complimenti a Federico Calcagno, anche lui costretto a cambiare sport per andare alle Olimpiadi) fa salire la depressione e il senso di impotenza per le regole di un mondo, quello delle Olimpiadi, che travalicano il buon senso e il comune sentire, accontentando il potere politico, gli sponsors, le mode
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