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Trent'anni fa il successo mondiale che segnò l'inizio dell'epopea azzurra


Il 21 settembre 1986 l'Italia conquistava il suo secondo titolo iridato, il primo dell'era moderna dopo quello del 1953. In quella squadra c'erano grandi campioni destinati a dominare a lungo, guidati in panchina da due strateghi del calibro di Massari e Ragazzi.

Scritto da Paolo Virdi - Pubblicato il 21/09/2016 - 11:01 - Ultima modifica 29/09/2016 - 20:32

La Nazionale campione del mondo in Brasile.


La pagina della Gazzetta dedicata ai campioni.

21 Settembre 1986, gli Azzurri dell’hockey a rotelle conquistano il titolo iridato a Sertaozinho, in Brasile, riportando per la seconda volta nella storia l’Italia in cima al Mondo, dopo il successo in bianco e nero di Ginevra ‘53. Quello del mondiale brasiliano era un gruppo da antologia, formato da 10 Campioni con la “C” maiuscola, giocatori che nel corso di questi ultimi 30 anni hanno contrassegnato in maniera indelebile la storia di questo sport.
Dai portieri Cupisti a Parasuco, all’amato e compianto Stefano Dal Lago; da Tommy Colamaria, al “giocatore senza guanti” Bernardini, passando per l’uomo bionico Roberto Crudeli; dall’attuale C.T. Massimo Mariotti, al talentuoso bassanese Bibi Milani, concludendo con due elementi dalla classe sopraffine come “Cirio” Girardelli e Pino Marzella, l’indiscussa stella di quella squadra.

Per raccontare quell’esperienza abbiamo scelto Giorgio Granati, preparatore atletico degli Azzurri dal 1982 al 1995, e dal 2010 al 2012, un uomo che saputo condurre alla perfezione fisica un gruppo di giocatori dall’immenso talento, ma che ancora non avevano vinto nulla in campo internazionale a livello senior.
Granati racconta il successo di Sertaozinho con grande entusiasmo “Il successo nel Mondiale del 1986 è la degna conclusione di un lavoro iniziato con l’europeo giovanile del 1982. Eseguivamo 3 seduto quotidiane, con circuiti individuali organizzati ed una preparazione fisica dedicata: arrivammo in Brasile con un livello di esplosività incredibile e di potenza aerobica notevole. Ma tutti diedero il loro contributo: io avevo inserito metodologie di allenamento dedicate, con l’utilizzo di mezzi all’avanguardia per i tempi (già nel 1982 ero uno dei pochissimi ad usare il cardiofrequenzimetro) e i giocatori seguirono scrupolosamente le indicazioni dello staff tecnico. Tutti volevamo vincere e lavorammo per conseguire la medaglia d’oro”.

Dal Lago e Girardelli: la coppia di centri migliore al Mondo
Una Nazionale potente e di grande livello fisico, tattico e mentale “Massari e Paolo Ragazzi fecero un lavoro tattico notevole. Giungemmo in Sudamerica convinti nei proprio mezzi, certi di poter far bene e pronti al 100%. Mi viene in mente un flashback: Pino Marzella che contro la Spagna riparte di potenza dalla balaustra, trascinandosi per parecchi metri uno come Alabart, che si era attaccato alla sua maglia. Eravamo semplicemente devastanti. Così battemmo tutti dimostrandoci nettamente superiori, anche a livello tattico, grazie ad una coppia che nessuno si poteva permettere: Stefano Dal Lago e Franco Girardelli. Loro erano inarrivabili. Sapevano sempre dove posizionarsi, con Stefano in possesso di un cambio di passo notevole, che nessuno riusciva a contenere. Entrambi avevano una fluidità e una bellezza nel pattinaggio uniche. Ma anche Pino giocò un grande Mondiale, vincendo il titolo di cannoniere.”
Dominio incontrastato
L’Italia seppe conquistare solamente vittorie: 8-3 al Portogallo, 2-1 alla Spagna, 5-2 all’Argentina, rifilando 10 reti anche a Cile di Rodriguez e ai padroni di casa del Brasile “Si giocava ancora tutti contro tutti (La World Cup con fase finale venne introdotta a San Juan 1989 ndc) ed era meraviglioso incontrare e battere potenze ricche di campioni: la Spagna di Torner e Alabart, il Portogallo di Vitor Hugo e Realista, di cui rammento un incredibile autorete. Poi l’Argentina campione in carica che schierava gente del calibro di Martinazzo e Mario Rubio. Senza contare il Cile di Rodriguez e il Brasile di Vitor Santos, o gli US di Jimmy Trussell, che in Italia vinse lo scudetto con il Vercelli”
Gli avversari erano di grandissimo livello, eppure l’Italia dominò in lungo e in largo. L’egemonia della squadra di Massari trovava conferma anche nei dati statistici: gli Azzurri chiusero con il miglior attacco con 65 reti e sole 15 subite. Pino Marzella fu il capocannoniere con 19 gol, mentre dietro ad un trio di fenomeni come Ayats - Vitor Hugo e Vitor Santos trovarono posto la coppia Bernardini - Milani con altri 25 gol in due.
A fine manifestazione il trionfo Azzurro trovò grande risalto anche sui quotidiani, con la Gazzetta della Sport che per l’occasione regalò all’hockey una pagina con un titolo che in questi 30 anni è rimasto indelebile nelle menti di molti “Pista, arrivano i nostri”.

E chi meglio del Professor Granati può regalare un "aggettivo" ad ognuno dei dieci campioni del Mondo di 30 anni fa.
Cupisti: scoglio. Non c’è altro aggettivo che regga. In certi momenti era impossibile fargli gol.
Colamaria: equilibrato. Sapeva mantenere equilibrio come uomo spogliatoio, come metronomo in pista. Era veramente bilanciato, a 360°.
Dal Lago: stupefacente. Lui era davvero la Farfalla a rotelle, per via della sua felicità nel giocare ad hockey, nella sua leggerezza. Tecnicamente aveva un cambio di passo incredibile.
Bernardini: guizzante. Giocava senza guanti ed era imprevedibile, un velocissimo uomo - area.
Crudeli: concreto potente. In Brasile era ancora un poco acerbo, fu a La Coruna che diede il massimo…
Mariotti: efficace. Lo è ancora oggi come C.T., lo era allora nelle vesti di giocatore dalla grande intelligenza.
Milani: preciso. Era in possesso di una tecnica sopraffina, riusciva a fare tutto, persino allenarsi con quattro palline contemporaneamente.
Girardelli: tentacolare. Nessuno poteva portargli via una sfera. E poi era elegante, nel pattinaggio e nei movimenti.
Marzella: estroso, imprevedibile. Era semplicemente Pino, un fenomeno.
Parasuco: tenace. Un uomo di grande carattere.

Parole chiave: Nazionale, Nazionale Senior,
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