Sport minore a chi? Ragazzi, questa è Lodi. Qui l’hockey lo si respira. Lo si beve. Lo si vive. Quasi 24 ore su 24. Era così negli anni bui della A2, delle trasferte a Montale Rangone o a Montebello. Figuriamoci adesso che una volta all’anno si va a Lisbona e in Spagna, adesso che si gioca la Coppa dei Campioni. E soprattutto adesso che si comincia a vincere.
Sì, perché la Coppa Italia è solo l’inizio. Il progetto è troppo serio, la squadra troppo forte e la passione troppo intensa perché questa prima gioia non abbia un seguito. Tra il vincere e il perdere la differenza spesso è minima, e lo sappiamo bene noi che a Lodi di finali ne abbiamo perse tante, troppe. Ma stavolta il passo è stato fatto secondo la gamba. La squadra ha i campioni ma soprattutto ha i giovani. Forti adesso e forti in prospettiva. In panchina ha un tecnico che, prima ancora di dimostrare il suo valore, ha fatto capire di essere un grande motivatore. E tutto intorno ha la passione di una città che nell’Amatori e nei suoi due colori si identifica. Tutti ingredienti giusti per far sì che si possa lottare davvero per vincere. Non solo a parole.
Dagli errori si impara e D’Attanasio ha fatto tesoro di ciò che ha sbagliato negli anni scorsi: ha tenuto la mentalità che ha portato Crudeli e ha tenuto i giocatori che ha voluto Belli. E su queste basi ha costruito un mix vincente aggiungendo la sua ciliegina: Pino Marzella. Adesso questo Amatori è una macchina da guerra. Che non si accontenterà della Coppa Italia perché non può farlo. Ha troppa forza, troppa fame e troppa passione intorno per fermarsi adesso.