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Partita l'avventura mondiale, azzurri in Spagna. Intervista a Massimo Mariotti


Ieri sera la nazionale è partita da Firenze alla volta di Barcellona dove oggi affronta il Martinenc e domani il Reus prima di volare a La Roche Sur Yon dove domenica inizia l'avventura mondiale. Hockeypista.it ha intervistato il CT azzurro Massimo Mariotti.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 17/06/2015 - 08:39 - Ultima modifica 06/07/2015 - 08:47

Massimo Mariotti.

Foto Marzia Cattini

L'Italia ha lasciato... l'Italia. Ieri sera dall'aeroporto di Firenze Peretola è decollato il volo che ha portato la nazionale azzurra a Barcellona per gli ultimi due giorni di preparazione. Questa sera amichevole con il Martinenc (prima divisione catalana) e domani chiusura della preparazione pre mondiale contro il Reus di Enrico Mariotti. Poi di nuovo in aereo alla volta di Nantes con obiettivo l'hotel nella campagna Vandeana, a una manciata di chilometri dal Vendespace, scelto dalla Federazione come quartier generale azzurro per il mondiale numero 42 che inizia sabato.
Abbiamo raggiunto Massimo Mariotti, CT azzurro, per fare il punto a 360 gradi su quella che è stata la genesi di questa nazionale e su quello che sarà il futuro azzurro.

Partiamo dall'inizio. Come nasce il gruppo che va a giocare il mondiale in Francia? Quali scelte hai dovuto fare? Quali rifiuti e sono arrivati per quale motivo?
Sull'onda del successo conseguito lo scorso anno ad Alcobendas, la Federazione ha fatto in modo che la nazionale potesse lavorare con maggiore continuità durante la stagione con sessioni di allenamento già a partire dallo scorso autunno che ci hanno consentito di valutare diversi atleti. Purtroppo, un paio di ragazzi che avrebbero potuto giocarsi delle carte importanti hanno dovuto dare forfait per diversi motivi: Diego Nicoletti per lavoro e Giulio Cocco per studio. Per questo ho puntato sul gruppo rodato che ha vinto ad Alcobendas, inserendo Samuel Amato dopo la sua positiva esperienza alla Coppa delle Nazioni di Montreux poichè ci mancava un difensore con le sue caratteristiche. In questo modo ho a disposizione due difensori di stazza come Motaran e Amato e altri due più fantasiosi come Illuzzi e Mattia Cocco. Per quanto riguarda Tataranni, dopo Alcobendas gli avevo detto che ci saremmo risentiti al termine della serie A1 e dopo l'ennesima stagione ad altissimo livello e da capocannoniere ho ritenuto giusto dargli nuovamente fiducia, anche perchè la fase realizzativa è quella in cui difettiamo maggiormente.

Sarà un mondiale particolare per tutti perché arriva a ridosso di una lunga stagione, in particolare per l'Italia. Quali sono gli effetti della lunga finale play-off sul gruppo della nazionale?
L'andamento della Serie A1 ha creato qualche problema alla nazionale. Non tanto e non solo perchè la finale scudetto si è conclusa il 26 maggio, ma soprattutto perchè nel gruppo della nazionale ci sono giocatori che avevano terminato i loro impegni ad aprile ed altri che sono stati in pista fino all'ultimo. Questo ha complicato notevolmente la fase di preparazione e ha ridotto notevolmente i tempi per il lavoro di tutto il gruppo.

Hai scelto di fare molte partite amichevoli in questa preparazione: due con il Monza una con il Forte Dei Marmi e da oggi le due in Spagna. Perchè?
Veniamo da una stagione abbastanza logorante. Insistere molto soltanto su allenamenti, spesso anche pesanti, rischiava di essere poco motivante per i giocatori. Inoltre, forse per la prima volta, abbiamo avuto la disponibilità del Monza e del Forte dei Marmi che hanno messo a disposizione squadre in attività e competitive e che ringrazio per la disponibilità. A Barcellona eravamo andati anche lo scorso anno prima di Alcobendas perchè giocare contro atleti che non sono quelli che conosci e contro cui ti alleni o giochi abitualmente aiuta a mettere in evidenza i difetti del gioco e a correggerli.

Che impressione hai del tuo gruppo a questo punto della preparazione dopo le prime tre amichevoli?
Nella prima amichevole del 2 giugno a Monza eravamo molto imballati perchè eravamo nel pieno del lavoro fisico impostato dal nostro preparatore Alessandro Dal Monte. Nella seconda amichevole col Monza siamo apparsi molto più disinvolti e lo si è visto anche nel risultato finale. A Forte dei Marmi siamo stati altalenanti: abbiamo portato la partita sul 3-0 a nostro favore e poi abbiamo commesso un errore che non dobbiamo ripetere. La nostra è una squadra che non può concedersi il lusso di diventare leziosa e giocare in modo superficiale quando si trova in vantaggio perchè se lo fa rischierebbe di perdere anche contro la Colombia. Se  entriamo in quest'ottica di massima concentrazione dal primo all'ultimo minuto e  capiamo che la nostra vera forza è il gruppo e non sono i singoli possiamo tener testa a qualsiasi squadra, come abbiamo dimostrato ad Alcobendas. Noi non abbiamo un Nicolia, un Bargallò, un Gil che, anche con un calo generale delle prestazioni della squadra, ti risolvono la partita; noi quando subiamo uno o due gol diventiamo più vulnerabili.

Domenica c'è l'esordio contro la Colombia. Si tratta di una nazionale emergente anche se non ai livelli delle altre big. Che cosa ti preoccupa di più di questa squadra e dell'esordio mondiale?
Innanzitutto l'esordio di un mondiale non è mai un momento semplice, specialmente quando, presentandoti da campione d'Europa in carica, sei naturalmente tra le squadre favorite; e nello sport una delle cose più difficili è avere la capacità di sapersi ripetere una volta arrivati al vertice. La Colombia è una squadra che ci ha fatto soffrire anche in Angola (finì 3-5 per gli azzurri, ndr); la federazione colombiana negli ultimi anni sta investendo parecchio sull'hockey pista collaborando con l'Argentina. E' una squadra molto giovane, con giocatori rapidi e tutt'altro che sprovveduti da un punto di vista tattico. Dovremo avere la pazienza di giocare la nostra partita senza l'ansia di voler chiudere il match nei primi minuti, ma dobbiamo essere cattivi e determinati nelle occasioni che creiamo che è quello che non abbiamo fatto nel mondiale passato.

Il Sudafrica non dovrebbe rappresentare un problema. Invece il girone si chiude con la partita contro il Cile che è un po' la rivincita della sconfitta patita a Luanda due anni fa. Cosa c'è da tenere in particolare dei sudamericani?
Intanto dobbiamo preoccuparci di arrivare a questa partita con 6 punti in classifica. Quella partita io non l'ho mai digerita e se, come credo, anche chi oggi veste la maglia azzurra, indipendentemente dal fatto che fosse o meno tra i 10 di Luanda, non l'ha mandata giù, giocheremo quella partita come se fosse la finale del campionato del mondo. Anche perchè la posta in palio sarà altissima: arrivare primi nel girone significa avere un abbinamento più abbordabile nei quarti di finale. Il Cile è una nazionale che ha un gruppo consolidato e che prepara sempre con molta cura i mondiali con lunghi periodi di preparazione in Portogallo e in Spagna. Il giocatore di spicco è Fernandez contro cui noi dobbiamo far valere il nostro tasso tecnico e la consapevolezza dei nostri mezzi.

L'Italia arriva questo mondiale da campione europeo in carica. Secondo te è un vantaggio perché rende i nostri giocatori più consapevoli delle loro possibilità oppure è uno svantaggio perché farà sì che tutte le nostre avversarie ci temeranno fin dall'inizio?
Certamente non saremo una sorpresa e abbiamo acquisito una certa credibilità a livello internazionale e il rispetto delle nazioni più forti. Però non dobbiamo perdere di vista quella che è la nostra realtà: credo che Spagna, Portogallo e Argentina abbiano ancora delle individualità e dei valori tecnici superiori ai nostri. Però l'hockey è uno sport di squadra e se noi riusciamo a ritrovare quello spirito di squadra che è stato fondamentale nei momenti più importanti all'Europeo di Alcobendas, allora abbiamo le carte in regola per mettere in difficoltà chiunque. E' ovvio che presentarci da campioni d'Europa significa avere un maggiore carico di responsabilità; io, da allenatore, preferisco averle queste responsabilità perchè significa aver lavorato bene. Per i giocatori non deve essere un peso, ma una spinta a mettere in campo tutte le loro capacità.

La Spagna cinque volte campione del mondo arriva con una squadra fortemente trasformata e dopo la delusione di Alcobendas; il Portogallo ha inserito alcuni giovani; l'Argentina é priva del suo miglior giocatore Alvarez, infortunato. Chi è la favorita di questo cambiato il mondo?
La Spagna sembra rivoluzionata, ma in realtà il quartetto base è lo stesso degli ultimi trionfi: Gual, Bargallò, Gil, Adroher con Egurrola in porta. Gli altri giocatori convocati da Pauls come Lamas e Perez sono lì perchè hanno fatto un'ottima stagione nella OK Liga. Secondo me la Spagna resta la favorita per la vittoria del mondiale. L'Argentina, anche senza Alvarez, ha comunque giocatori di grande talento. Il Portogallo, invece, è la squadra che sceglierei di allenare in questo momento perchè è una squadra con grande dinamismo che se trova il giusto equilibrio tattico può recitare un ruolo da assoluta protagonista.

E l'Italia di Massimo Mariotti che ruolo reciterà in questo campionato mondiale?
L'Italia è innanzitutto l'Italia di tutti perchè quando si parla di nazionale tutti, dal presidente federale all'ultimo dei tifosi, dovrebbero sentirla come loro. L'obiettivo alla nostra portata è quello di arrivare alle semifinali. Però bisogna stare molto attenti perchè nella fase ad eliminazione diretta il numero di squadre che possono metterci in difficoltà ed eliminarci è molto più ampio del ristretto giro Spagna-Portogallo-Argentina. Basti pensare all'Angola, che è di fatto una multinazionale portoghese e argentina, e che a Montreux ha dato filo da torcere a tutti, oppure alla Francia padrona di casa, o alle tante incognite che ad ogni mondiale si manifestano.

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Parole chiave: Nazionale, Nazionale Senior, Mondiale Senior,
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