La mia generazione ha vissuto il momento doro dellhockey su pista italiano! Come dare torto a Livio Parasuco, il tecnico la Semaflex Seregno ha scelto per condurre la squadra alla permanenza in serie A2?
Campione del mondo a Sertahozinho nel 1986, Parasuco vanta un ricco palmares personale di scudetti e trofei internazionali (mi manca la Coppa dei Campioni, dove però ho giocato una finale), un palmares che si inserisce a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, in assoluto il periodo più bello per il movimento rotellistico italiano: palazzetti gremiti, spettacolo di alta qualità, il club ai vertici continentali, lItalia grande protagonista a Mondiali ed Europei.
Era lepoca del dualismo, in nazionale, tra Parasuco e Alessandro Cupisti
Non mi sono mai sentito inferiore a Cupisti: a livello di club ho vinto di più e sono stato in nazionale a lungo prima che arrivasse lui
penso che fossimo sul medesimo livello, ma lui fu avvantaggiato dallessere toscano in unepoca in cui il peso dei toscani in nazionale era determinante
Leterno dualismo tra toscani e veneti
Che, intendiamoci, fa bene allhockey: perché in quelle zone ci sono ancora oggi i migliori vivai dItalia.
Ancora oggi, in un momento non particolarmente brillante per il nostro sport.
Che è fatto di alti e bassi. Prima che esplodesse la mia generazione, il quadro non era entusiasmante..
E adesso?
Beh, il fondo credo che lhockey lo abbia già toccato: finito lentusiasmo del periodo doro, ci si è accorti di aver lavorato poco sul movimento. Si è prestata poca attenzione ai vivai, il risultato è che da troppi anni in Italia non siano emersi campioni ed anche i giocatori buoni siano pochissimi. Per conseguenza, il campionato è imbottito di stranieri mediocri. Vedo qualche segnale di ripresa, credo che tra sei-sette anni potremo cogliere i primi frutti.
Che il lavoro sui vivai sia importante, nella tua Trieste lo avevano capito bene
Come no! Quando, nel 1968 ho cominciato a giocare, avevo sette anni, ogni scuola aveva la squadra di hockey! Nelle giovanili del Dopolavoro Ferroviario eravamo un centinaio di bambini: dominavamo a livello nazionale, confrontandoci con il Breganze della generazione di Franco Girardelli e con il Giovinazzo di Pino Marzella. Poi le Ferrovie dello Stato hanno chiuso i Dopolavoro, sono venute a mancare delle opportunità. I dirigenti più in gamba sono andati in pensione, i miei compagni hanno piantato lì lhockey ed io sono andato a giocare a Gorizia, avevo diciassette anni
Gorizia, unaltra piazza che soffre di alti e bassi
Una paio di anni fa hanno trovato qualche soldo ed hanno voluto strafare: risultato, oggi non cè hockey a Gorizia. Che, pure, è una piazza eccezionale: ho giocato la mia ultima stagione agonistica, nel 1997: cerano mille persone a vederci in serie A2.
Parlano di città hockeysticamente eccezionali, viene in mente Monza: tu ceri per lultimo scudetto dellera Roller
Avevamo vinto poco dopo la morte di Ferlinghetti
ma io non ho vissuto la realtà di Monza, ma quella di Sesto San Giovanni, dove lhockey non si integrava. Penso che il nostro sia uno sport da piccolo paese: a Brugherio cera un clima particolare
Comunque a Monza cè tradizione, si percepisce
Tanto da giustificare lassegnazione dei campionati europei senior nella prossima estate, come qualcuno ha ipotizzato?
Perché no? Nellhockey tutto è possibile, e poi Monza e facilmente raggiungibile da tutto il Nord Italia
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