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Nuova avventura per Rigo, nel Trissino sarà giocatore e allenatore


Sulla scia di molti dei grandi campioni, anche Dario Rigo si lancia nel ruolo di allenatore, senza però scendere dai pattini. Il Trissino della prossima stagione lo ha scelto nel delicato ruolo di giocatore e allenatore.

Scritto da Lorenzo Zarantonello - Pubblicato il 07/07/2015 - 07:13 - Ultima modifica 17/07/2015 - 10:43

Dario Rigo.

Foto Marzia Cattini

Il ruolo di giocatore-allenatore viene affidato a qualcuno che venga reputato la persona giusta per allenare in una precisa situazione e in quella particolare squadra. Se poi è ancora un buon atleta, allora permettergli di continuare a giocare è considerata scelta corretta. Il miglioramento dei livelli di preparazione fisica e dei metodi di cura stanno prolungando la carriera dei giocatori: si forma così una sovrapposizione tra il momento in cui un atleta raggiunge la maturità per allenare e l’allungata attività come giocatore.
Questo hanno considerato e poi attuato i massimi dirigenti dell’Hockey Trissino affidando tale compito a Dario Rigo, anche se i risultati in altre società della massima serie di hockey la scorsa stagione non sono stati omogenei: Roberto Crudeli esonerato a metà campionato, mentre Alessandro Bertolucci ha trasformato la sua squadra portandola alla finale scudetto.
Dario Rigo come atleta non si discute, più volte campione d’Italia, della Coppa Italia, Campione d’Europa e del Mondo, Medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona, e sicuramente tanta esperienza maturata negli anni in cui l’Italia dell’Hockey contava e vinceva. Persona di grande carisma, si è sempre contraddistinto per i suoi modi dentro e fuori dalla pista.
Da anni, con la maturità, è la guida in campo, e la scorsa stagione si è seduto in panca come coach dell’Under 20 trissinese, portando la squadra alle finali nazionali di Coppa Italia, poi piazzatasi al secondo posto. Questa resta l’unica esperienza come allenatore, ma ritenuta all’altezza da affidargli la Serie A1 locale anche se poi altre sono le motivazioni.

Abbiamo incontrato Dario Rigo al palasport di Trissino e gli abbiamo posto alcune domande
Lei è tornato a Trissino tre anni fa, dopo vent’anni di assenza e già in età matura. Il suo nuovo ruolo di allenatore sembra rientri nel ciclo naturale delle cose.
Non è così, l’essere in possesso di patentino non vuol dire fare necessariamente l’allenatore. Quando mi è stato proposto ho passato notti insonni ed è stata una decisione non semplice ed alla fine ho accettato perché conosco bene i giocatori di questa squadra. Ho giocato assieme per due stagioni e continuerò a farlo anche quest’anno, conosco come si allenano, come si sacrificano, come si aiutano a vicenda, la voglia e il sudore che lasciano in pista. Per questo ho acconsentito, ora ne sono entusiasta e mi auguro di fare bene sia come allenatore che come giocatore.

Quale è il suo credo hockeystico? Ci riferiamo al modello di gioco che preferisce.
Non esiste un modulo vincente. Ritengo fondamentale l’organizzazione di gioco, anche se nell’hockey un episodio e la giocata di un singolo possono fare la differenza. E’ importante saper trarre il massimo da ogni singolo giocatore in base alle sue caratteristiche.

Per Lei sono più importanti la mentalità o gli schemi?
Assolutamente la mentalità: è quella che ti fa fare il salto di qualità. La voglia di fare, di mettersi sempre in gioco anche a quarant’anni. La voglia di ripetersi e migliorare dopo una partita vinta, e quella di rifarsi la settimana successiva dopo una partita persa.

Per la parte atletica si appoggia ad un preparatore e ad uno staff?
Sì, è stata la prima richiesta che ho fatto alla società. Un preparatore atletico col proprio staff costantemente presente. La preparazione fisica non è cosa semplice e va gestita da persone competenti.

Parole chiave: Serie A1, Trissino, Rigo,
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