LODI
Pino saluta e se ne va. Ieri sera all'interno della sede de "Il Cittadino" l'ultima conferenza stampa lodigiana di Pino Marzella, sollevato dall'incarico di allenatore dell'Amatori Sporting Lodi nella notte di sabato e sostituito da Pierluigi Bresciani. Una decisione maturata dal presidente Fulvio D'Attanasio già a metà della settimana scorsa e ufficializzata dopo il clamoroso episodio di sabato sera, quando la squadra al completo si è presentata con un'ora e mezza di ritardo alla partita con il Matera (in segno di protesta per il mancato pagamento dei rimborsi spese e per alcuni disagi di tipo logistico).
Il tecnico pugliese è apparso però sereno, quasi sollevato: «Ci tengo prima di dire qualsiasi cosa a ringraziare di cuore tutta Lodi perché mi sono sentito davvero un lodigiano - le sue prime parole -. Merito della gente comune che mi parlava in centro, delle prediche di don Pino all'Incoronata, degli amministratori della Banca Popolare che ci hanno sostenuto, dei giocatori che mi hanno dato tanto e ai quali spero di aver lasciato qualcosa di prezioso, del sorriso di un ragazzino del settore giovanile quando gli ho regalato i pattini, della trattoria di "Gigio" dove tutto il gruppo si sentiva a casa e del matrimonio di Marco Boffi dove ho assaporato l'amicizia di tanti ragazzi della curva».
Dopo una stagione, quella scorsa, finita male ma che ha comunque riportato a Lodi la Coppa Italia dopo 33 anni, quest'anno sono iniziati i problemi. E dopo i ringraziamenti Marzella al “Cittadino” dice la sua: «Per motivi economici a fine anno scorso mi è stato detto che bisognava fare una squadra competitiva spendendo molto meno. Penso di esserci riuscito, anche se avevo già un accordo con Pedro Gil che è stato in trattativa un mese e poi per colpa del presidente non si è concluso. Quando sono arrivato all'inizio di questa stagione mi è sembrato di essere in un altro posto, con organizzazione e comunicazione inesistenti. Perché? Partenza per la tournée in Argentina annullata, preparazione improvvisata per l'arrivo in ritardo degli argentini, inizio degli allenamenti senza indumenti e materiale tecnico, improvvisazione sulla sistemazione logistica dei ragazzi in ristoranti e alloggi, elementi della squadra e dello staff dell'anno scorso che chiedevano ripetutamente e inutilmente stipendi e premi, nessuna tranquillità economica fin dal primo mese. Più volte ho dovuto convincere i ragazzi ad allenarsi e a non tornare a casa».
Qualcosa a questo punto si è rotto: «All’inizio ho provato a stare con la società, ma alla fine ho deciso di stare con i ragazzi, con i quali vivevo giornalmente le mancanze e le prese in giro continue del presidente. Il vero motivo della protesta e del ritardo prima della partita con il Matera non è stato tanto quello economico, ma quello del rispetto e della dignità: ogni volta al ristorante il proprietario ci diceva che il presidente non passava a pagare, a qualcuno è mancata la corrente in casa e il proprietario del mio appartamento ultimamente mi chiamava in continuazione per chiedermi di abbandonare i locali, e la stessa cosa è successa anche a Joao Pinto».
La partita, almeno tra il tecnico e la società, non pare ancora chiusa e si prospetta qualche strascico legale: «Io pensavo di risolvere la situazione in modo pacifico. Ma proprio questa sera (ieri per chi legge, nda) il presidente mi ha detto che siamo a posto così per quanto riguarda i miei rimborsi spese. Voglio far sapere che oltre a dover ricevere ancora parte dei soldi dell'anno scorso, devo ancora percepire dicembre e gennaio di quest'anno e per di più c'è una clausola nel mio contratto che dice che in caso di esonero devo ricevere tutte le mensilità fino a giugno».
Fra le motivazioni dell'esonero D’Attanasio ha messo anche la mancanza di risultati di questo ultimo periodo. Ferma la replica di Marzella: «Dico solo che ho vinto la Coppa Italia dopo 33 anni, ho vinto la regular season l'anno scorso, ho centrato la “final eight” di Eurolega, e credo che in questo anno e mezzo l'Amatori sia la squadra in Italia con la percentuale più alta di vittorie. Non so da quanti anni non succedeva tutto questo, e spero davvero di cuore per tutti i lodigiani che possano presto rivivere tutto questo».
In ultimo l'ormai ex allenatore giallorosso rivolge un pensiero ancora a Lodi: «Per quanto mi riguarda sono un po' triste, ma so che la felicità si crea giorno dopo giorno e che la vita è fatta anche di momenti infelici; ma ho imparato ad accettarla, cercando di cambiarla pur sapendo che non sono io a stabilire le regole. Ringrazio Dio che mi ha dato la possibilità di vivere questa magnifica esperienza».
Aldo Negri