Juan Fariza è nato il 13 giugno del 1985 ad A Coruña in Galizia (Spagna), quindi fa trent'anni esatti.
Di formazione è un centro difensivo, ma ha giocato anche solo come difensore. In età giovanile è stato anche internazionale, dopo essersi formato al Liceo di A Coruña e disputando numerose stagioni in Primera prima con l'HP Coruna, fino al 2007, poi con Sant Feliu e Areces fino al 2011.
Nel 2012 arriva all'Ordenes, sempre nella Primera spagnola (la nostra A2), dove fa scintille e passa al CP Cerceda. Con i biancorossi galiziani approda alla OK Liga, giocando soprattutto come primo cambio e realizzando 13 gol nel primo anno e 17 nell'ultimo prima di approdare a Valdagno. “El barbudo” arriva in Veneto con un bottino di 170 gol complessivi che, per un difensore, non sono male.
Il suo idolo hockeystico è Daniel Martinazzo; nel gioco dell'hockey Juan riconosce di aver tanti difetti, ma soprattutto di avere il pregio della costanza. Al contrario di “Risto” Lopez, Juan sembra più portato alla riflessione; dice di amare Buddha come personaggio storico ed il “Il cammino del guerriero pacifico” di Dan Millman come libro da leggere; gli piacerebbe perdersi a Formentera se dovesse scegliere un luogo da frequentare. Poi pare quasi contraddirsi affermando di amare il film “Braveheart” e Manu Chao come cantante, simboli di lotta e bandiere dell'antagonismo. Il suo piatto preferito è marinaro: “Arroz con bogavante”; riso trattato come in Paella ma con astice, cipolla e variazioni sul tema.
Grazie a laopinioncoruna.es scopriamo come diavolo ha fatto a scegliere Valdagno, con il magone per aver lasciato un sacco di amici e tifosi a Cerceda. “Ho sempre voluto conoscere l'hockey italiano. Ora era il momento giusto” afferma “Non ci ho messo molto a decidere in effetti. Prima parlai con Pablo Cancela (Forte dei Marmi ndt.) e (ovviamente) con Juanjo Lopez “Risto” (svolazzato a Matera dai nuovi paperoni). Tutti e due mi hanno detto che è un'esperienza che vale la pena di essere vissuta. Io volevo crescere come giocatore e vedere hockey diverso.”
Se gli si chiede come si sente ad essere in terra straniera gli scappa da ridere: “Quando andai a Sant Feliu, in Catalogna, mi pareva di essere straniero, in effetti. Ora grazie ai tre anni a Cerceda, dove abbiamo centrato tutti gli obiettivi, mi sento pronto per qualsiasi squadra; ho parecchie aspettative.”
“Valdagno per anni è stata al top in Europa. Oggi ha ridotto un po' le sue ambizioni, cambiando parecchi giocatori. Credo che il progetto sia di ricostruire la squadra gradualmente; il fatto che abbiano pensato a me mi onora molto.” Juan ancora non ha studiato l'italiano; dice di aver preso un paio di libri ma non ne ha ancora cavato nulla. “Il primo mese avrò difficoltà a capire, ma potrò parlare in un paio di mesi; non mi pare un'impresa complicata.”
Juan Fariza rimpiange il suo Cerceda, il gruppo che si era creato in tre anni di gioco “a memoria”; la loro forza era proprio l'essere squadra e, senza grandi campioni, nel 2015 finivano sesti in OK Liga, dietro a storici spauracchi della stecca. “A volta devi prendere decisioni che ti portano anche dolore” dice Juan “A Cerceda abbiamo fatto cose incredibili in tre anni: promozione, qualificaxione in Copa del Rey e quest'anno in coppa CERS!”