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Il Palalido diventa Chiesa per la messa in suffragio di Celina


La comunità di Valdagno è stata scossa dalla improvvisa scomparsa della moglie di Carlos Nicolia. Giovedì sera una messa in suffragio è stata celebrata sulla pista del Palalido davanti a tribune gremite.

Scritto da Giannino Danieli - Pubblicato il 15/08/2014 - 17:34 - Ultima modifica 25/08/2014 - 20:03

Per una sera il PalaLido di Valdagno è diventato chiesa. Il rito religioso è stato dedicato a Celina Mancha, 33 anni, moglie di Carlos Nicolia, scomparsa in questi giorni a causa di un terribile male.
Su un lato del piazzale antistante la struttura era stato affisso un enorme striscione bianco con la scritta “Ciao, Celina” voluto dalla Curva Nord. Gli attimi che hanno preceduto la messa sono stati caratterizzati dall’arrivo di un crescente numero di persone. Giocatori di A1, tecnici, rappresentanti federali, tifosi e gente comune. Come hanno ribadito alcune amiche “Celina la ricordiamo non per riflesso di un grande campione come Carlos, ma come una donna forte e coraggiosa nostra amica”.
Una folla enorme all’interno del PalaLido ha riempito tutta la tribuna. Sul parquet l’altare con sopra un’immagine di Celina sorridente e alla base una coloratissima composizione floreale.
A celebrare il rito don Nico Quattrin, parroco di Massignani Alti, il sacerdote che tenne a battesimo Cristiano il figlio della coppia. “Questa non è una messa da morto –ha sottolineato- non deve essere un funerale. Cerchiamo di essere sereni nel ricordare Celina e pregare perché il Signore consoli Carlos e Cristiano. Da martedì Celina ha cominciato una nuova vita, una vera vita. Anche se noi siamo nella tristezza. Era molto religiosa, piena di gioia, entusiasta, sempre sorridente, ha aiutato Carlos più che ha potuto”.
Di questa donna più unica che rara sono emersi anche particolari che molti non sapevano. “Quando era ancora in Argentina –ha detto don Nico- aveva rinunciato ad un lavoro molto importante. Sapeva che sposando Carlos lo avrebbe seguito in qualsiasi destinazione”. Don Nico Quattrin conobbe Carlos e Celina quattro anni orsono. “Voi li accoglieste subito molto bene. In un attimo sono riusciti ad attorniarsi di tanti amici, erano invitati ovunque”.
Proprio al fattore accoglienza don Nico ha dato una grande importanza. “Un giorno Pedro Gil mi disse ‘è stato un anno fantastico’ e subito dopo ‘non tanto per lo scudetto, ma perché tra di voi mi sono sempre trovato benissimo”.
Il sacerdote ha poi ricordato l’emozione di Celina per quello striscione (“Ben arrivata Celina”) al suo primo ritorno al PalaLido quando cominciava a manifestare segni di recupero.
Fra don Nico e la famiglia Nicolia c’è un legame indissolubile. “Sento di avere molta responsabilità su Cristiano perché l’ho battezzato. Mi ricordo ancora quell’evento, a Massignani la chiesa era colma in ogni ordine di posti. Anche a Valdagno la famiglia era molto unita”.
Prima di congedare l’assemblea, il ricordo che ha stemperato un’atmosfera di indicibile sconforto. E’ un episodio di qualche settimana fa, quando la famiglia aveva appena lasciato Valdagno ed era arrivata all’abitazione di San Juan in Argentina prima di trasferirsi a Lisbona. Il piccolo Cristiano si rivolse a mamma Celina chiedendo “Quando torniamo a casa?”. Gli rispose “Ma è questa la nostra casa!”. Domanda e risposta si sono susseguite più volte. Almeno fino a quando Cristiano ha lasciato la mamma senza possibilità di repliche affermando “Questa non può essere la nostra casa! Non c’è il ‘Mola’! (ndr, il meccanico del Valdagno 1938)”.

 

Parole chiave: Serie A1, Valdagno, Nicolia,
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