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Il mezzo bicchiere dello skateboard (quasi) olimpico e le grane dell'hockey pista


Ieri il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 ha partorito la proposta dei nuovi eventi da proporre al Comitato Internazionale Olimpico. Nell'elenco c'è anche lo skateboard che potrebbe essere la prima disciplina FIRS a diventare olimpica... con buona pace di hockey, pattinaggio e corsa.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 29/09/2015 - 09:21 - Ultima modifica 09/10/2015 - 14:32

Lo skateboard potrebbe portare la FIRS tra le federazioni olimpiche.

Ieri mattina il Comitato Organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha ufficializzato la lista di 18 nuovi eventi che verrà sottoposta nell'agosto 2016, in occasione delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, all'assemblea del CIO che avrà l'ultima parola su quali ammettere ai giochi olimpici e quali escludere. Quattro dei 18 eventi inseriti nella lista appartengono alla FIRS, la Federazione Italiana dei Roller Sports che, dopo la fugace apparizione a Barcellona 92 con l'hockey pista, non ha più avuto accesso al consesso (e al ricco banchetto) degli sport olimpici.

L'anno prossimo, 92 anni dopo la sua fondazione, la FIRS potrebbe dunque entrare nella esclusiva famiglia delle federazioni olimpiche. Ma non saranno il pattinaggio artistico, la corsa o l'hockey su pista, che insieme la fondarono a Montreux nel 1924 a gareggiare per l'oro iridato; e nemmeno l'hockey inline, arrivato di gran carriera negli anni '90 sul boom modaiolo dei pattini in linea e, come tutte le mode, ridimensionato col passare degli anni; e nemmeno discipline minori come l'agressive, il roller derby, lo skyroll, l'alpine o il downhill. Il privilegio di essere olimpico toccherà all'ultimo arrivato in FIRS: allo skateboard. Tra le proposte fatte a Tokyo 2020 c'era anche la corsa, ma non ha superato l'esame.
Una decisione che costringe molti a sorridere a denti stretti in casa FIRS: pensare alla storia delle discipline fondatrici, alle fatiche di decine e decine di campionati di altissimo livello in giro per il mondo e vedersi sorpassati sul traguardo olimpico da uno sport che un vero campionato del mondo non lo ha mai disputato rende l'ovvia soddisfazione per questa chance olimpica qualcosa di estremamente amaro da mandare giù.

Siamo di fronte al classico mezzo bicchiere. Mezzo vuoto se lo giudichiamo solo col cuore. Mezzo pieno se lasciamo da parte i sentimenti e proviamo a ragionare in prospettiva.
Primo. Conviene a tutti che FIRS entri a pieno titolo tra le federazioni olimpiche perchè è più facile lavorare da dentro a una maggiore apertura verso i roller sports. Dunque, auguriamoci che a Rio De Janeiro nel prossimo agosto lo skateboard passi tutti i suoi esami e si goda le sue 4 competizioni olimpiche a Tokyo 202.
Secondo. Auguriamoci che il presidente del CIO Bach confermi il metodo di Tokyo 2020 anche per le Olimpiadi del 2024, lasciando al Comitato Organizzatore la possibilità di valutare e proporre nuove discipline da inserire: è questa innovazione ad avere riaperto la porta di Olimpia dopo anni di sostanziale impermeabilità del mondo dei cinque cerchi.
Terzo. Se le Olimpiadi del 2024 fossero a Roma, qualche chance in più di vedere i roller sport alle Olimpiadi ci sarebbe (se non altro per impreziosire il medagliere dello sport italiano).

L'hockey su pista, però, non si può dare una prospettiva olimpica se non cambia radicalmente il suo modo di fare e il suo modo di essere. E in questo FIRS ha un ruolo (ma dovremmo usare la parola "colpa") enorme. Basta guardare a come vengono organizzati i grandi eventi internazionali per capire che così non si va da nessuna parte. Il CIRH, che organizza i mondiali, è la summa dell'incompetenza organizzativa e tecnica: regolamenti non chiari, gestione dilettantesca, comunicazione quasi assente, formule stantie e prive di spettacolo se non nelle ultime due giornate. Per non parlare del fatto che il ruolo del CIRH non dovrebbe essere solo quello di organizzare un mondiale ogni due anni, ma soprattutto quello di sostenere l'hockey dove è più debole e farlo attecchire dove non c'è. Un autentico disastro che si perpetra da anni senza che FIRS faccia nulla per rimuovere gli irresponsabili che hanno drasticamente ridotto l'importanza dell'hockey su pista a livello mondiale. Va un po' meglio con le competizioni europee organizzate dal CERH (che però non ha omologhi in America, Africa, Asia, Oceania dove le nazionali giocano soltanto i mondiali ogni due anni). Anche qui, però, fatica a passare il concetto che le grandi manifestazioni devono essere organizzate per il pubblico e che, nel 2015 dominato dai media, non possono esistere grandi eventi con gironi all'italiana in cui chi vince l'oro è seduto in tribuna e non sta giocando l'utlima partita, come accaduto all'Italia un anno fa ad Alcobendas.

Nel 2017 l'hockey su pista sarà parte integrante dei primi World Roller Games di Barcellona. A settembre 2017 conosceremo il nome della città che ospiterà le Olimpiadi del 2024. Se l'hockey vuole intraprendere la strada per Olimpia (che comunque sarà lunghissima, difficile e dall'esito incerto) deve iniziare subito a marciare nella giusta direzione. A Barcellona ci sono tutte le condizioni per ripetere il successo delle Olimpiadi del 1992, riannodando i fili di una sogno olimpico accarezzato e brutalmente interrotto. Ma l'hockey su pista ci deve arrivare con formule, regole e campioni che garantiscano lo spettacolo e con organizzazione, comunicazione e gestione dell'evento che impressionino i membri CIO che verranno invitati a vedere le "Olimpiadi dei Roller Sports" per convincerli che anche noi possiamo stare alla luce di quella fiaccola che per 20 giorni, ogni 4 anni, illumina il meglio dello sport mondiale.

 

Parole chiave: FIHP, Olimpiadi,
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