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Il derby di Resende: con il Lodi contro la "sua" Oliveirense


Nel quarto di finale che oppone le capolista di Italia e Portogallo, Nuno Resende guida il club giallorosso contro la squadra che lo ha lanciato come atleta e come tecnico in un inedito "derby del cuore".

Scritto da Paolo Virdi - Pubblicato il 11/03/2017 - 09:48 - Ultima modifica 11/03/2017 - 22:44

Nuno Resende.

Foto Roberta Mirabile

Strano il destino di Nuno Resende. Nasce in club (Sanjoanense), cresce e si afferma con la società rivale (Oliveirense), portando parallelamente nel cuore due realtà divise da un’incredibile rivalità. Oggi, a 39 anni, il tecnico lusitano si trova ad affrontare la squadra che lo ha lanciato e con cui ha conquistato due memorabili Coppe di Portogallo, in un match davvero speciale.
In cuor suo era certo che prima o poi avrebbe riaffrontato l’Oliveirense, ma mai avrebbe pensato di poterlo fare passando dalla porta principale, in un sontuoso ed inedito quarto di finale di Eurolega, alla guida della squadra che sta dominando la serie A1 italiana.
“Con il Club di Oliveira de Azemeis ho giocato per 11 stagioni, mi sono creato con quella maglia addosso – esordisce Resende - Sono arrivato da ragazzo e sono maturato, sia come giocatore, che come uomo. Lì ho trascorso una parte importante della mia vita. Per me è una seconda casa, con una squadra fatta di gente molto seria, in una città che mi ha ricevuto molto bene. E sarà sempre la squadra del mio cuore”.
Nuno è anche un “tifoso” dell’Oliveirense: “Assolutamente si. La realtà è che sono nato e cresciuto nella Sanjoanense, la città rivale. È quasi impossibile che uno nato a Sao Joao de Madeira possa tifare Oliveirense. Ma io con il tempo ho imparato ad “essere” Oliveirense”.
Praticamente come se un giocatore cresciuto nella Lazio diventasse poi il nuovo Totti con la maglia della Roma. Perché emigrare da San Joao ad Oliveira de Azemeis è un passo azzardato, destinato solo a persone coraggiose: “Il mio passaggio, fatto a 19 anni, visto così sembra un normale trasferimento da club a club, ma non lo è per via di una sentitissima rivalità. A volte troppo. Anch’io prima di trasferirmi in rossonero ero tifosissimo della Sanjoanense, ma oggi tifo entrambi i club”.
Se in Coppa non ci saranno ovvi spazi per i sentimentalismi, in un campionato in cui l’Oliveirense ha conquistato la testa della classifica, il desiderio è chiaro: “Spero che la squadra di Tò Neves possa arrivare fino in fondo. Laggiù ho lasciato tanti amici, sia in città che nello staff tecnico, così come nel Club, dove ho moltissime persone con cui condivido un rispetto reciproco”.
Persone che con Resende hanno vissuto i successi del biennio 2011 – 2012, periodo in cui il tecnico lodigiano ottiene la consacrazione definitiva: chiuso il discorso campionato da un Porto quasi imbattibile, la formazione rossonera conquista due Taça de Portugal consecutive: “La prima con Tò Neves allenatore e io giocatore, mentre l’anno successivo ho rivestito il doppio incarico di giocatore - allenatore. Sono state entrambe grandi vittorie, festeggiate moltissimo: è stata davvero una splendida parentesi della mia vita”.
Ma il destino è stato benevolo con Nuno. Dopo un periodo non troppo positivo in Angola, transita a Matera prima di sbarcare a Lodi, con cui ha firmato un lungo contratto, particolare inusuale nell’hockey moderno.
E sabato sera si materializzerà la prima parte di un piccolo “sogno nel cassetto”: affrontare il suo vecchio e caro club: “Per me sarà molto bello. Sapevo che un giorno sarei tornato vestendo i panni di allenatore avversario. Ma il destino è stato splendente: torno da antagonista in un quarto di finale di Eurolega, guidando una squadra prestigiosa come il Lodi. È un ritorno compiuto passando per la “porta principale”. Poi, nella gara di ritorno, sarà sicuramente tutto ancor più emozionante, con tanta gente che mi verrà a trovare”.
Nuno riflette davanti ad un caffè, ammirando la bella Piazza della Vittoria di Lodi. Non sembra una persona che si faccia prendere dalle facili emozioni. Eppure pare vacillare lievemente “Non lo so... sono tornato a vedere due partite ad Oliveira e sono stato accolto benissimo. Non sarà facile stare in panchina, sarà davvero un’emozione forte. Sentimento che però devo togliermi di dosso immediatamente: io devo solo concentrarmi sulla partita”.
Resende ha solo 39 anni, ma il lavoro per acquisire la completa maturità appare già ad un buon punto: “cerco di imparare ad essere più concentrato sugli aspetti essenziali. Voglio arrivare in partita fresco, visualizzando tutto, perché la mia testa deve rispondere velocemente ad ogni situazione. Un allenatore deve essere necessariamente lucido e reattivo per poter prendere le giuste decisioni al momento opportuno. A volte basta un piccolo errore, un cambio sbagliato e fallisce tutto il lavoro di mesi”.

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Parole chiave: Coppe Europee, Eurolega, Lodi, Oliveirense,
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