«Non volevo che andasse a finire così, ma mi hanno lasciata sola». L’ormai ex presidente del Pordenone hockey, Manola Carbi, spiega come si è arrivati alla dolorosa scelta di tirare i remi in barca: tra qualche giorno sarà ufficializzato l’accorpamento del club con una società di Valdagno (Vicenza), il che di fatto segnerà l’addio della città, dopo cinquant’anni, a questa disciplina sportiva.
La Carbi analizza le ragioni che hanno portato alla situazione attuale: le responsabilità della “fine” del Pordenone 2004 non sono solo sue, e ci tiene a rimarcarlo. «Da gennaio – afferma – ho richiamato i soci alla consapevolezza dei costi e dei bisogni di questo club che, come molte altre realtà sportive, ha subìto gli effetti della crisi. Non ho trovato appoggio, diventando anzi bersaglio di critiche, nonostante io abbia dato tutto per questa squadra, sia sotto il profilo economico sia personale». La nuova società, che si iscriverà alla serie A2, porterà traccia del Pordenone, di fatto, solamente nel nome, non solo perché l’attività organizzativa e finanziaria sarà gestita dai veneti, ma soprattutto perché nella formazione che andrà a disputare la stagione agonistica (giocando peraltro le gare casalinghe a Valdagno) non militerà alcuno degli atleti attualmente nella rosa del Pordenone.
Per loro, l’unica prospettiva è di confluire nella squadra che, eventualmente, disputerebbe la serie B. «Si era creato un clima di malumore e scarsa o nulla collaborazione tra i soci – prosegue la Carbi –. Così, nel momento in cui il Valdagno mi ha presentato la sua offerta, mi sono trovata con le spalle al muro, e non ho potuto rifiutare: se l’avessi fatto, probabilmente il Pordenone sarebbe sparito definitivamente già dalla prossima stagione agonistica. Invece, stanti le cose, c’è ancora qualche possibilità di rinascita».
Miroslava Pasquali