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Diciamo grazie alla "fame" di un gruppo di ragazzi che ha saputo restare unito


Il successo della nazionale agli europei ha fatto riesplodere la passione per la maglia azzurra. Su questo trionfo bisogna saper costruire con intelligenza sia sul piano tecnico che su quello della comunicazione, facendo sì che la nazionale torni ad essere il traino di tutto il movimento.

La foto della festa azzurra e delle premiazioni

Scritto da Redazione - Pubblicato il 21/07/2014 - 12:25 - Ultima modifica 15/08/2014 - 17:09

Il trofeo consegnato sabato sera agli azzurri.

Foto Marzia Cattini

Ahi serva Italia, di dolore ostello, 
nave sanza nocchiere in gran tempesta, 
non donna di province, ma bordello!
Dante, Purgatorio, IV 76-78

L'Italia dell'hockey su pista si è presentata a questo campionato europeo più o meno come canta Dante Alighieri nel sesto canto del Purgatorio. Per di più, quasi nell'indifferenza generale: bastava dare un'occhiata al nostro forum o su facebook per capire che c'era molto più "interesse" a discutere delle beghe tra i club della Lega Hockey che a capire che cosa passava per la testa di Massimo Mariotti e dei suoi dieci prescelti.
C'era poca voglia di concentrarsi sulla nazionale, di valutare se c'erano o no le condizioni per quel bronzo che avrebbe almeno salvato le apparenze.
Forse anche questa indifferenza ha fatto bene agli azzurri. Li ha fatti lavorare tranquilli; e forse li ha pure fatti incazzare: loro lì a sudare (praticamente gratis) tra Grosseto e Viareggio e il mondo dell'hockey impegnato a discutere di altro.
Sono ormai parecchi anni che hockeypista.it segue tutte le trasferte della nazionali azzurre. Mai aveva visto una nazionale tanto "affamata" e tanto unita: il selfie collettivo pubblicato da Massimo Tataranni sul suo profilo facebook prima dell'esordio ne è un esempio evidente. Una nazionale che ha assimilato in toto il modo di essere (almeno in pista e a bordo pista) di Massimo Mariotti. Le critiche dopo la partita con la Germania non sono passate sotto silenzio (come spesso accadeva in passato); non sono piaciute e hanno generato una reazione d'orgoglio da grande squadra.
Ci vuole personalità per tenere testa alla Spagna a casa sua e costringerla al pareggio (a proposito: contro Italia e Portogallo, la Spagna non è mai stata in vantaggio, ma ha dovuto sempre inseguire; anche questo è un record); ce ne vuole ancora di più per ripetersi e migliorarsi il giorno dopo contro il Portogallo. E ci vuole una voglia di vincere fortissima per rimettere in piedi una partita che se ne stava andando come quella con la Francia.
Il gruppo è stato il fattore vincente: quell'1+1=3 che tutti gli allenatori predicano, ma che non a tutti riesce. Massimo Mariotti, dopo un paio di tentativi andati a vuoto (Paredes nel 2012, Luanda lo scorso anno), c'è riuscito. Ha trovato giocatori disposti ad aiutarsi, a mettere il risultato di squadra davanti a quello individuale. Ha chiesto sacrificio agli uomini simbolo (in particolare a Tataranni e Motaran) e carattere ai più giovani (Verona, ma soprattutto Pagnini). Ha ritrovato atleti temprati da una stagione in prima linea nei propri club (l'europeo di Cocco, Ambrosio e Illuzzi ne ha consacrato la definitiva maturazione, mentre Squeo ha dato minuti preziosi). Ha trovato una coppia di portieri fenomenali (la Spagna si ricorderà a lungo di Barozzi, mentre i portoghesi ora sanno chi è Riccardo Gnata). Ha avuto quel pizzico di fortuna che serve sempre per le grandi imprese.

Il successo di Alcobendas apre una fase nuova per la nazionale italiana; più difficile, ma anche più stimolante. Ripetersi non sarà facile, ma una cosa è certa: ci siamo messi alle spalle un lungo periodo in cui la nazionale era un peso per molti (in particolare per molti giocatori). L'anno prossimo ci sarà la fila per un posto al mondiale di La Roche Sur You: tutti vorranno esserci. E la competizione, si sà, innalza il livello. FIHP si trova ora per le mani una nazionale vincente e "ripetibile" perchè composta da atleti nel pieno della loro carriera, se non agli inizi (ad eccezione di Tataranni, 36 anni, che però ha già fatto sapere a Mariotti che, se il CT lo vorrà, lui è disponibile). Una nazionale su cui è doveroso investire.
Investire nella preparazione di un mondiale in cui tutti ci attenderanno alla prova dei fatti e in cui sarà doveroso centrare almeno le semifinali. Investire in comunicazione, perchè questa nazionale può e deve diventare il traino del nostro sport.
La vittoria dell'europeo ha risvegliato in tutti, addetti ai lavori e tifosi, la passione per la maglia azzurra. Basta un'analisi, anche superficiale, di quanto accaduto sui sociale network prima e sui giornali poi. Anche prima che il caso Tataranni amplificasse il tutto a dismisura (cinico affermarlo, ma anche la storia più allucinante di questo europeo è servita a far sapere a tutti che siamo diventati campioni d'Europa dopo 24 anni). Questa rinnovata passione per gli azzurri va alimentata. Il trofeo vinto sabato sera dai nostri troverà il giusto spazio nella bacheca della Federazione, ma prima deve fare il giro d'Italia a fianco dei 10 campioni che l'hanno conquistata.
Insomma "Faccela vedè, faccela toccà" questa coppa!. Perchè quello è il trofeo che tutto l'hockey su pista italiano si è meritato e di cui deve godere.

Parole chiave: Nazionale, Nazionale Senior, Europei Senior,
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