LODI
È un fiume in piena il presidente dell’Amatori Sporting Lodi al termine della concitata e per certi versi rocambolesca serata di sabato. La prima squadra che non si è presentata puntualmente alla convocazione, l’intenzione di far giocare la Serie B, le proteste, la biglietteria chiusa con relativo mancato incasso, i confronti a fine gara e l’esonero dell’allenatore.
Fulvio D’Attanasio non nega spiegazioni: «Alle 18 mi hanno chiamato i miei dirigenti dicendomi che la squadra non si era presentata al palazzetto e che nessuno era rintracciabile telefonicamente - racconta il patron in conferenza stampa -. Allora ho convocato la Serie B e proprio mentre i giovani stavano andando negli spogliatoi, è arrivata la prima squadra accampando la pretesa di giocare. Mi sono opposto: la squadra non può fare quello che vuole e poi decidere anche di giocare. Avevo insistito sul fatto che a scendere in pista fosse la Serie B, non potevo farmi ricattare in una maniera così spudorata. Poi valutando che i ragazzini avevano due partite anche il giorno dopo, considerando che il pubblico rumoreggiava e di fronte all’insistenza del gruppo, ho acconsentito».
Stando ai “rumors” e anche al comunicato reso pubblico da Matias Platero, alla base della protesta della squadra ci sarebbero i mancati pagamenti dei rimborsi spese e alcuni inconvenienti di carattere logistico: «Io sono assolutamente tranquillo da questo punto di vista - le parole di D’Attanasio -. I rimborsi spese sono stati erogati tutti, è rimasta fuori solo l’ultima mensilità che in effetti normalmente io riesco a pagare verso metà mese. Giovedì sera ho detto alla squadra di pazientare perché verso fine gennaio sarei riuscito a sistemare le cose: mi chiedo come possa una persona non presentarsi a una convocazione e portare un comunicato del genere quando ci sono due settimane di ritardo, con la situazione economica attuale, con la crisi che c’è in giro, con ditte in cassa integrazione, con la gente che perde lo stipendio, che perde l’impiego. I giocatori hanno il vitto pagato e un alloggio che si sono scelti loro. Perché non siamo riusciti subito a settembre a dare gli alloggi? Perché hanno rifiutato determinate sistemazioni e abbiamo dovuto darci da fare per trovare delle soluzioni che potessero andare bene».
Sull’esonero di Pino Marzella: «Non è possibile andare avanti così. E siccome crediamo che il primo a creare questa situazione critica sia l’allenatore abbiamo pensato di intervenire in questo senso. È dall’inizio dell’anno che per qualsiasi “stupidata” c’è sempre un problema. E da chi nasce? Nasce da Pino Marzella. Per me il giocattolo si è rotto da un po’ e lo si vede dai risultati, dalle prestazioni. È da settembre che non abbiamo un gioco, pur con i giocatori che abbiamo. E non dimentichiamoci che la squadra l’ha voluta l’allenatore. La sta sfilacciando, perché ha perso Bresciani e i ragazzi della Serie B si rifiutano di andare agli allenamenti della prima squadra perché vengono insultati e allora li dobbiamo obbligare. Lui ha fatto la squadra e adesso se i risultati non arrivano è colpa della società? Mi sembra troppo semplice. Se l’allenatore pensa di essere il “dio onnipotente” di questa società si sbaglia, perché la società è di Lodi, è dei lodigiani e la gestiamo noi. Non la gestisce uno che viene e che deve solamente stare zitto e lavorare. Mi faccio comandare in casa da uno che non mi dà neanche i risultati? Allora a questo punto per la società può rimanere a casa».
Il mezzo ammutinamento non dovrebbe portare invece conseguenze disciplinari gravi per i giocatori, che in queste ore saranno convocati dalla dirigenza per un primo confronto: «I giocatori sono tutti bravi ragazzi e ritengo che una volta spiegata la situazione ci si possa capire. È chiaro che tendano sempre a difendere l’allenatore all’esterno, non si è mai visto un giocatore che va a parlar male del proprio tecnico».
Nel frattempo tutti gli indizi per il dopo Marzella portano a Pierluigi Bresciani, ma per ora conferme non ce ne sono. Staremo a vedere, ma di sicuro questa non sarà una settimana banale.
Al. Ne.