LODI
«Non so cosa avrei dato per scendere in pista sabato sera». Il rammarico arriva dritto dritto da Tommaso Colamaria, allenatore di un Seregno naufragato alla deriva nel bel mezzo di una crisi economica che ha portato al ritiro della squadra a campionato di Serie A1 in corso. Proprio sabato sera i brianzoli avrebbero dovuto incrociare i bastoni con i giallorossi, in un derby che negli ultimi tempi ha sempre regalato emozioni: «Questo Amatori ha tutte le carte in regola per giocarsi lo scudetto e mi sarebbe piaciuto tantissimo affrontarlo da avversario al “PalaCastellotti”. Sono quelle partite che trasmettono sensazioni positive, adrenalina e voglia di lottare anche alle squadre di media classifica come era il Seregno».
Quanto meno emotivamente non sarebbe stata certo una partita facile sia per Colamaria che per Marzella: nati entrambi a Giovinazzo, ex compagni di squadra, quasi coetanei (del 1961 Marzella e del 1962 Colamaria), ex compagni di Nazionale (quattro Mondiali e quattro Europei assieme dal 1981 al 1991) e campioni del mondo nel 1986 a Sertaozinho. «Il primo posto dell’Amatori in campionato non è una casualità - continua l’ex tecnico di Novara e Seregno -. Potrei anche sbagliarmi ma credo di conoscere abbastanza Pino Marzella e penso di sapere quale sia l’evoluzione principale che è riuscito a trasmettere alla squadra. Io credo che si tratti di un lavoro psicologico, per creare dei giocatori mentalmente vincenti: e non è facile, perché a volte per rafforzare le convinzioni dei ragazzi bisogna passare anche dai momenti difficili, dalle flessioni di rendimento e magari da un gioco non sempre spumeggiante. Perché per diventare vincenti conta il risultato, a ogni costo, anche a quello di non esprimere un gioco brillantissimo: del resto all’interno di un intero campionato questo può succedere. Il bello è che c’è ancora tempo prima di arrivare ai play off, tempo per crescere e per maturare, insomma credo che questo sia il disegno di Pino».
Play off, ma chi è la favorita?
«Beh una finale Lodi-Viareggio mi piacerebbe molto, anche per ribadire due concetti di hockey che stimo molto. Poi sappiamo che la post season è tutto un mondo a sé, perché non sempre vince la squadra più forte ma capita anche che vinca la più solida mentalmente. E qui forse i giallorossi hanno ancora un gap da colmare nei confronti dei loro avversari».
Dal sogno di cucire sul petto un tricolore, alla situazione critica di tante società sull’orlo del baratro. Il Seregno è già capitolato, Molfetta tira avanti con l’impegno lodevole dei giocatori “autoctoni”, mentre qualche scricchiolio si avverte qua e là in continuazione.
«Guarire da questa situazione non è semplice. La soluzione potrebbe stare in una ricetta composta da tanti ingredienti, come la cura attenta dei settori giovanili, la scelta del numero degli stranieri da impiegare e soprattutto la cultura di base dei dirigenti. E su questo ultimo punto mi soffermo: il dirigente deve essere a disposizione della società e non viceversa, purtroppo spesso capita anche questo».
Colamaria è anche allenatore dell’Under 17 azzurra (bronzo agli Europei dell’anno scorso a Ginevra): «Qualche buon elemento comincia a esserci, ma non illudiamoci di essere a posto per sempre. Il movimento dei vivai è ancora troppo instabile, non sempre c’è continuità, forse questa crisi potrebbe trasformarsi in un’opportunità per le società, per lanciare giovani interessanti e contenere i costi».
Al. Ne.