BANCA ETRURIA FOLLONICA CGC VIAREGGIO 5-3 (1-2)
Marcatori: 1.36 Montivero (V), 2.37 Squeo (V), 5.29 Velazquez (F). S.T: 5.28 Bresciani (F), 6.38 Ordonez (F), 16.20 Salvadori (F), 16.43 Montivero (V), 17.46 Ordonez (F).
Banca Etruria Follonica: Fontana; (Tosi); Bresciani; Polverini; Velazquez; Salvadori; Ordonez; Bracali; Molina; Franchi. All. Paghi
Cgc Viareggio: Barozzi; (Limena); Squeo; Travasino; Montivero; Palagi; Dolce; Brunelli; Orlandi; Deinite. All. Orlandi
Arbitri: Barbarisi ed Eccelsi
La Banca Etruria Follonica conquista lottava Coppa Italia della propria storia, la sesta consecutiva, battendo in rimonta per 5-3 il Cgc Viareggio che si era imposto per 3-2 allandata e che aveva chiuso il primo tempo in vantaggio per 2-1. Poi 25 minuti super per i padroni di casa trascinati dal giovane argentino Ordonez, autore di una doppietta.
Pronti via e il Follonica beneficia di una punizione di prima, ma Velazquez si fa ipnotizzare. Poco dopo sale in cattedra il Cgc Viareggio che prima passa in vantaggio con un tiro dalla lunga distanza di Montivero e 61 secondi più tardi raddoppia con Squeo che batte ancora Fontana con un tiro non irresistibile. Il Follonica non si perde danimo e al 4 si fa pare ancora un tiro di prima con Molina, ma al 5 accorcia le distanza con Velazquez che fulmina Barozzi dalla media distanza. La partita prosegue su ritmi piuttosto alti con il Follonica che si fa pericoloso in più occasioni dalla porta di Barozzi che risponde sempre presente e così al 25 il risultato è sempre di 1-2.
Al 3.19 Orlandi si fa parare una punizione di prima, con il Follonica che prende coraggio e rientrare in partita grazie a due tiri piazzati. Prima è Bresciani a pareggiare su un tiro di prima, quindi Ordonez viene atterrato in area da Montivero: viene decretato il rigore che si incarica di battere lo stesso attacante argentino che batte Barozzi per il 3-2. Al 1011 Viareggio raggiunge il decimo fallo di squadra, tiro di prima per il Follonica con Barozzi che ferma il tentativo di Ordonez. Al 14.29 blu per Velazquez, batte il tiro di prima per il Viareggio Montivero, ma Fontana risponde da campione. Al 16 blu a Orlandi e tiro di prima che batte Molina, ma Barozzi sventa la minaccia. Ma il portiere viareggino un minuto più tardi deve capitolare al termine di una magistrale azione condotta da Polverini e chiusa in rete da Salvadori che vale il 4-2 per i padroni di casa realizzato in situazione di 3 contro 3. Ma la gioia per il Follonica dura poco perché al 16.40 viene punito con il blu Molina e Montivero trasforma in rete la punizione di prima accorciando le distanze. Un minuto più tardi terzo blu e relativa espulsione per Montivero per simulazione, punizione di prima per il Follonica con ancora Ordonez che batte Barozzi per il 5-3
La finale di coppa Italia mette in evidenza tre cose. La prima è che la guida tecnica a tre del Viareggio sembra proprio non funzionare. La gestione collegiale paga dazio nel momento in cui serve il polso fermo di un allenatore che dica chiaramente cosa si deve fare nei momenti più delicati della partita. L'ennesima sconfitta del Viareggio contro il Follonica (con l'ennesima rimonta dei maremmani) mette a nudo la scelta sbagliata della società che ora dovrà correre ai ripari perchè, tra campionato e coppa, i bianconeri hanno già perso troppi punti per strada.
Chi invece non si sazia mai è il Follonica, e siamo alla seconda sentenza di questa finale. La squadra è più vulnerabile, il gioco è più lento e macchinoso; insomma, siamo molto lontani dalla macchina da guerra guidata fino a maggio da Massimo Mariotti. Però Follonica ha ancora una società, una squadra e un allenatore che hanno tanta voglia di vincere (certamente non saziata dalla coppa conquistata ieri sera) e forse ora se ne accorgerà anche il pubblico maremmano che ha sviluppato un palato molto fine nelle ultime stagioni e rischia di snobbare questa squadra più operaia, ma forse non meno vincente.
A preoccupare, invece, è il terzo dato che vogliamo evidenziare della partita di Follonica, comune però a molte altre gare viste in questa stagione: il ricorso sempre più massiccio e sistematico alla simulazione per procacciarsi rigori, punizioni dirette e power play. Non è un caso, ma una vera e propria tattica: voluta, cercata, pensata a tavolino. Ci sono atleti che percepiscono migliaia di euro che cadono come i bambini del corso di avviamento, nel tentativo di trarre in inganno gli arbitri, riuscendovi abbastanza spesso. E' un modo di agire profondamente antisportivo, contrario ad ogni regolamento ed ogni etica, che deve essere stroncato sul nascere. Si fa troppo presto a puntare il dito contro gli arbitri se poi tutti gli altri protagonisti dell'hockey (giocatori, allenatori, dirigenti) giocano a mettere in atto comportamenti pensati solo per trarli in inganno. I direttori di gara hanno le loro colpe, ma sono messi nelle peggiori condizioni per fare bene il loro lavoro. Per fare un paragone chiaro: un conto è fare il vigile in un paese in cui tutti stanno dalla parte della legge e qualcuno delinque; un conto è farlo in zone in cui tutti stanno dalla parte dei delinquenti. Delle due l'una: o l'hockey è capace di autoregolarsi ed eliminare la simulazione dalle sue tattiche, oppure arriveranno inevitabilmente provvedimenti drastici ai danni dei simulatori.
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